a me gli occhi

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Miw - la gatta

lunedì 27 agosto 2012

Come vedevo il mio futuro

Ecco vi è mai capitato quando avevate tredici, quattordici anni di pensare come sareste stati nel futuro? A me si. Anche perché essendo nata nel 1946 vedevo l'anno 2000 come un futuro lontano, quasi quasi me lo figuravo con le astronavi e la possibilità di andare a villeggiare sulla luna. A quattordici anni mi misi a pensare come sarei stata nell'Anno del Signore 2000. Fatti due conti mi immaginai a 54 anni, ecco come mi vedevo: una vecchietta canuta seduta sul dondolo con in mano i ferri da calza circondata da due o tre nipotini che mi chiedevano ....nonna, nonna, raccontaci una favola.
Ora mi viene da ridere se penso a questa mia proiezione nel futuro, niente ma proprio niente è come me lo ero immaginato. Siamo nel 2012 e canuta sì, sono canuta ma solo perché ho vinto la mia battaglia contro il volere di marito e parrucchieri vari sostenitori delle tinture per capelli. Sul dondolo? beh a casa ce n'è uno ma non mi ci siedo più da quando ninnavo mia figlia. I ferri da calza? Oddio qualche volta faccio qualcosina ma poco per via dell'artrite alle mani, preferisco ricamare a punto croce o costruire collane e orecchini. Insomma cosa c'è oggi in comune con quella visione? Una cosa c'è, una cosa bellissima: a febbraio finalmente diventerò veramente nonna. Da sei anni il mio nick name sui gruppi Google è Nonna Sisi, bene dopo aver usurpato il titolo posso finalmente dire........ORA RISPECCHIA LA REALTA'!

mercoledì 15 agosto 2012

Ferragosto

Ci sono stati tanti ferragosto passati all'insegna dell'allegria e delle gran mangiate, ma ci sono due ferragosto che per me sono solo ricordi tristi. Il primo quello del 1984. Avevo traslocato da poco di più di un mese dal Friuli alla Calabria e la casa che avrebbe dovuto ospitarci non era ancora pronta: mancavano i pavimenti, gli infissi e i sanitari. Così per non appesantire la situazione famigliare dei miei suoceri impegnati con l'arrivo del primo nipotino della figlia, io e i miei figli ci trasferimmo con la roulotte in campeggio a Scalea, mentre mio marito come al solito faceva su e giù per l'Italia per il suo lavoro. Già da qualche tempo mio padre stava male ed era stato ricoverato in ospedale per lunga degenza poco fuori Verona dove da tre anni si erano trasferiti i miei genitori. Io non potevo fare molto per aiutare mia madre ad assisterlo, con due figli piccoli da accudire, senza l'aiuto di nessuno e senza una macchina con cui potermi muovere da Scalea. telefonavo spesso al medico che l'aveva in cura, ma forse per tenermi tranquilla, forse per pietà, non lo so, non mi diceva la vera situazione. Ad agosto, sempre in attesa che la casa fosse completata, da Scalea ci trasferimmo tutti, noi, suoceri, cognata e nuovo nato a Rogliano nella casa di famiglia di mia suocera: una casa antica con scale scalette e locali dislocati su diversi livelli. Arrivò anche il 15 agosto e la giornata passò con il solito pranzo in famiglia, tranquilla, col solito caldo ferragostano. Alle 20,45 una telefonata: era il frate che seguiva gli ammalati dell'ospedale dove stava mio padre: con poche parole mi disse che mio padre stava morendo, che sarebbe stato opportuno, se volevo salutarlo per l'ultima volta, partire al più presto. Ecco se mi avessero tirato un mattarello in testa non mi sarei ritrovata più stranita. Non so come riuscii a raccogliere quattro cose in un borsone mentre mio marito metteva in moto la macchina. Alle 21,30 eravamo già all'imbocco dell'autostrada del Sole, pronti ad affrontare il lungo viaggio notturno che ci avrebbe portati dalla Calabria al Veneto. Poco prima di mezzanotte la macchina ci lasciò a piedi proprio poco dopo Salerno. Angoscia, disperazione, ricerca di un telefono del soccorso ACI, lunghi squilli a vuoto e poi finalmente una voce che risponde un po' seccata vista l'ora. Gli spieghiamo che la macchina non va più e che noi dobbiamo raggiungere al più presto Verona perché mio padre sta morendo. La voce diventa più gentile e ci assicura che arriverà al più presto. Dopo mezz'ora ecco il carro attrezzi, l'autista da un'occhiata alla macchina, scuote la testa e ci dice che per ripararla ci vorrà almeno una settimana perché ci vogliono pezzi di ricambio che l'officina (chiusa per ferie) non ha. Ma che stiamo tranquilli, lui ci accompagna in stazione dove possiamo prendere un treno per il nord. Arriviamo in Stazione a Salerno, mentre aspettiamo un treno per Napoli, mio marito telefona all'aeroporto di Napoli per prenotare due biglietti aereo per Milano, dove avremmo preso una macchina a noleggio e raggiunto Verona. Arriviamo a Napoli, in taxi ci facciamo portare all'aeroporto dove (erano le 3 e mezza del mattino) non vogliono farci entrare per motivi di sicurezza. Raccontiamo alla guardia di turno tutta la nostra vicenda e quella presa a compassione ci fa entrare nella sala di attesa, dove cerchiamo di riposare un po' in attesa del volo. Alle sei del mattino, prima di imbarcarci, telefono a mia madre a Verona per sapere come stava mio padre: " è morto ieri sera alle 21,30" mi dice fra le lacrime mia madre. Ecco proprio quando imboccavamo l'autostrada.
Ferragosto 2001: dopo tanto tempo e tante attese ero riuscita a prenotare per mia madre un mese in lunga degenza e poter fare un po' di vacanza anche io, che ne avevo veramente bisogno. Erano quattro anni che accudivo mia madre non più autosufficiente ed ero arrivata proprio allo sfinimento. Tanto per cambiare partiamo per la Calabria dove avrei dovuto passare un periodo di vacanza al mare dividendo la casa presa in affitto con mia cognata e famiglia. Il 14 agosto.......la solita telefonata. Dal centro a lunga degenza mi avvisano che hanno dovuto ricoverare mia madre (92 anni) in ospedale perchè ha qualche problema di cuore. Ma di stare tranquilla perchè è tutto sotto controllo. Chiedo se devo partire subito e.....no ...no....non si metta in viaggio proprio a ferragosto, non è il caso. Allora con mio marito decidiamo di partire il 16. Mi preparo e alla 1,30 del mattino del 16 agosto, mio figlio mi chiama dicendomi che la nonna è morta. ormai siamo svegli, carichiamo il bagaglio in macchina e partiamo. Mi piace pensare che mio padre da lassù sia andato a prendere mia madre, ma che abbia trovato traffico e che abbia ritardato di quella manciata di ore che segnavano il  17° anniversario della sua dipartita.