a me gli occhi

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Miw - la gatta
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lunedì 22 agosto 2016

Giardini-Naxos





Parlo sempre di Sicilia, un po' perché da undici anni ho un piccolo appartamento qui a Giardini Naxos, un po' perché della Sicilia sono innamorata e mi sento "sicula dentro" malgrado i miei natali "polentoni".
Fin dai miei primi viaggi su questo territorio ho cercato notizie che mi raccontassero la storia di questa cittadina e ho cercato di documentarmi sulle sue origini che si perdono nella notte dei tempi.
Era il 734 a.C. quando una piccola flotta di navi di coloni proveniente da Calcide  nella regione di Eubea (Grecia) approdò in quella che oggi chiamiamo Baia di Naxos. Qui fondarono quella che per molti anni venne considerata la prima colonia greca di Sicilia e la chiamarono Naxos come l'omonima isola Greca. La posizione per la loro colonia era ottima in quanto avevano il mare davanti per le loro navi e il fiume che loro chiamarono Akessines e che in seguito dagli arabi venne chiamato  " al - Qantarah, il Ponte", che offriva l'acqua dolce di cui necessitavano e una sicura via di fuga oltre quello che oggi si chiama Capo Schisò. Pur rimanendo una piccola comunità, mantenne una grande importanza per il suo tempio dedicato ad Apollo Archegetes e fu in porto di partenza di tutti gli ambasciatori greci delle altre città della Sicilia che dovevano tornare nella Madre Patria.
Durante la guerra del Peloponneso, la colonia di Naxos si schierò con Atene e per questo subì la vendetta di Siracusa che dopo averla assediata la rase al suolo nel 403 a.C.
I suoi cittadini vennero venduti come schiavi e il suo territorio venne donato al popolo dei Siculi, ma malgrado ciò il nome di Naxos non venne mai dimenticato e nel III secolo d.C. Naxos era uno dei punti più importanti di ristoro e cambio cavalli  dell'Itinerarium Antonini  da Messina a Siracusa.
Arriviamo al periodo Bizantino e Naxos rimane sempre porto strategico per arrivare a Taormina. Nascono sulla costa diversi villaggi e con la dominazione araba viene introdotta la coltivazione degli agrumi. Da notare che gli arabi chiamavano giardino il luogo dove venivano coltivati gli aranci e i limoni e questa parola è rimasta anche nell'uso odierno e indica le località dove vengono coltivati gli agrumi. Della dominazione araba oltre agli agrumi sono rimasti anche molti toponimi come Schisò (Al Qusus = torace busto) o come il nome del fiume Alcantara di cui ho già scritto.
Passano gli anni e alla metà del 400 arriva la coltivazione della canna da zucchero, che comporta l'onere di dover proteggere questo "tesoro" da mani ladresche per cui si creano strutture militari ampliando il vecchio castello, costruendo un basso e tozzo torrione quadrangolare sulla punta di Capo Schisò e la Torre Vignazza in Contrada Recanati.
Al 1719 risale la prima parrocchia ( Maria  Santissima della Raccomandata) mentre al 1° gennaio 1847 risale la sua autonomia amministrativa da Taormina, diventando un Comune a se stante.
Anche Garibaldi ha lasciato qui un suo ricordo: il 18 agosto 1860 dopo aver completato la spedizione in Sicilia da questo porto di Naxos si imbarcava con i suoi Mille per arrivare in Calabria.

Questa in breve la storia di Giardini Naxos, ma per chi volesse saperne di più venga qui e vada nel piccolo ma ricco museo che sta all'interno della zona Archeologica, e poi si potrà concedere un meritato e dolce riposo sulla spiaggia guardando quel mare che così tanto tempo fa vide arrivare quei "migranti calcidesi" che diedero vita alla città di Naxos.

sabato 7 novembre 2015

EXPO

Anche io, come ventuno milioni di visitatori sono andata all'EXPO e come tutti loro mi sono fatta qualche ora di code. Credo che per poter visitare veramente bene tutti i padiglioni, almeno quelli più interessanti, ci sarebbero voluti più giorni, viste le code che c'erano. Noi abbiamo cominciato col farne una di più di un'ora solo per passare i tornelli e i controlli all'entrata e di gente ce ne era veramente tanta, più di quella che ci si sarebbe aspettati alla fine di ottobre.
Abbiamo così deciso di visitare i padiglioni meno importanti, quelli per intenderci dove si entrava e usciva in tempi relativamente brevi.
Abbiamo così visitato l'Irlanda il Ghana le Isole del Pacifico delle quali non conoscevo neppure l'esistenza. Uno dei padiglioni che più mi è piaciuto è stato quello del Nepal dove la statua di Budda era circondata da un tappeto spesso di monetine lasciate dai visitatori quale contributo alla ripresa di questo Paese dopo il grande terremoto che ha distrutto tutto. Guardando i visi di chi mi precedeva potevo leggere la commozione per questa terra così martoriata dagli eventi tellurici.
 Anche il padiglione della Francia è stato interessante soprattutto la parte esterna dove il percorso di passaggio per l'entrata era un orto ricco di ogni tipo di verdura e veniva voglia di allungare un braccio e raccogliere i peperoni o i pomodori.
Alla fine abbiamo fatto l'unica e vera coda di più di un'ora e mezza per visitare il Padiglione Zero, che da solo valeva la pena del pagamento del biglietto di entrata. La storia del cibo, del baratto e delle attività agricole ambientate nel medioevo ci hanno fatto capire l'importanza dello scambio di generi alimentari tra contadini e pescatori.
 Mi spiace veramente di non essere riuscita a visitare almeno il Padiglione Italia, ma il tempo è tiranno e presto si è avvicinata l'ora del rientro in treno. E' comunque stata una esperienza interessante che rimarrà tra i miei ricordi. Chissà se sarò ancora viva e in grado di visitare il prossimo EXPO, ma credo che già averne visto uno, anche se in minima parte sia un evento per la vita di ognuno di noi.


martedì 3 marzo 2015

Viaggiare in treno.....che emozione!

Sono nata subito dopo la guerra e i mezzi di trasporto non erano molti. Chi si doveva spostare da una città all'altra difficilmente possedeva un'automobile,  doveva prendere il treno Treni scomodi con sedili di legno (la famosa terza classe dove si pagava di meno), oppure con dei sedili "imbottiti" che erano più duri di quelli di legno.
Nei primi anni '50 il viaggio che con mia madre facevo almeno due volte l'anno era Milano - Verona, per poter andare a trovare la famiglia di mia madre, nonni e zii che colà vivevano. Per me prendere il treno rappresentava sempre un'avventura, ero sempre elettrizzata al pensiero di salire quei gradini alti che dal marciapiede mi avrebbero permesso di arrivare allo scompartimento, di cercare il posto e farci aiutare da qualche forzuto a posare la nostra valigetta sopra la rete posta in alto sopra i sedili. Il viaggio durava delle ore, tre o quattro, anche se noi prendevamo il diretto che fermava solo in pochissime stazioni. Poi si arrivava alla stazione di Verona dove trovavamo zio Piero (fratello di mia madre) ad attenderci. Intorno ai primi anni '60 feci lo stesso tragitto da sola per la prima volta. Accompagnata in stazione Centrale a Milano dal mio papà e prelevata alla stazione di Porta Nuova a Verona dallo zio, avevo assaporato quel mio primo viaggio da "persona adulta" minuto per minuto, tra la paura dell'ignoto e la curiosità di mettermi alla prova.
Sempre negli stessi anni veniva inaugurato un treno veramente "fantascientifico" per l'epoca: il SETTEBELLO. Era un treno per VIP, con scompartimenti che sembravano salottini, il vagone ristorante, quello dove poter prendere al bar qualcosa durante il viaggio e ogni comfort immaginabile. Io non ci sono mai salita, ma lo conoscevo benissimo in ogni dettaglio, perché il padre di un mio compagno di gioco che si dilettava in lavori di bricolage lo aveva riprodotto fedelmente in legno ed era funzionante sul suo tracciato con rotaie, stazioni immerse nelle colline con gallerie e pianure.
Oggi i treni sono talmente veloci che quasi quasi non fai in tempo a salirci che sei arrivato e non parlo di viaggi brevi, ma di viaggi dove per attraversare l'Italia ci vogliono poche ore. Certo questi sono treni di un certo "livello" perché se il discorso passa ai treni destinati ai pendolari allora il discorso è completamente diverso. Anzi sembra che ogni anno riescano solo a far aumentare le tariffe, mentre diminuiscono considerevolmente le carrozze adibite a questo servizio. Si costringe in un certo senso la gente a usare la macchina, spendendo di più sia in costi che tempi e inquinando di più l'aria.


Ormai il treno lo prendo raramente, viaggio più in aereo, ma il fascino del viaggio in treno è un'altra cosa.

venerdì 8 agosto 2014

A Muntagna

Non c'è siciliano che non ami di un amore viscerale " A Muntagna". E' come la mamma per chi nasce in questa isola baciata dal sole e lambita dal mare. Qualcuno la chiama Mongibello i più la conoscono come Etna. E' il vulcano attivo più alto d'Europa e sicuramente quello che deve avere un contratto con l'Ente Turismo perchè non manca mai di dare spettacolo soprattutto quando sono in arrivo i turisti per la stagione balneare. Anche stasera il suo fiume rosso graffia la notte nera e lassù dove si è aperta la nuova bocca il pulsare della lava sembra il battito del cuore del gigante che domina quest'isola. I suoi rimbombi scandiscono il tempo. Quante leggende hanno scritto nei secoli su questa montagna. Giganti, dei, ninfe, pastorelli sono gli attori che si muovono sulla scena, ma non dimentichiamo che è l'Etna il personaggio principale. Non fa paura la sua attività costante, anzi, dà una certa qual sicurezza che finchè si sfoga nulla di veramente grave può accadere. Alle sue pendici crescono i vitigni migliori che producono un vino inebriante che sembra contenere dentro di sé tutta l'energia e il calore del vulcano. E tutto intorno il mare avvolge questa preziosa e unica terra.




Foto del CorrieredelMezzogiorno.Corriere.it

martedì 18 febbraio 2014

Contrattazioni......indiane

Durante il mio viaggio in India ho dovuto contrastare il fatto di essere donna e di dover essere solo io a contrattare gli acquisti visto che mio marito non sa parlare inglese.
Per gli usi e costumi di quel paese, le donne non hanno voce e soprattutto non vengono prese in considerazione. Ad esempio quando arrivavamo in un hotel per alloggiarvi, i portieri (se così vogliamo chiamarli) che stavano davanti alla porta d'entrata con le loro bellissime uniformi, si precipitavano ad aprire la portiera della macchina a mio marito, mentre io me la dovevo aprire da sola, oppure quando eravamo al ristorante, prima servivano mio marito e poi me. Naturalmente si scandalizzavano del fatto che fossi io a chiedere il conto e a pagare, perchè per loro era inconcepibile dover trattare con una donna e lo facevano proprio di malavoglia.
Un giorno dopo aver fatto tutte le visite di dovere nei vari punti interessanti da vedere, ci siamo fatti accompagnare dalla guida che avevamo assunto per quel giorno, da un artigiano argentiere per acquistare dei monili in argento da portare poi come regali ai nostri cari.

Entriamo in una casa all'apparenza buia e povera e ci fanno accomodare in un grande locale dove su un enorme tappeto vediamo una montagna di monili finemente cesellati. A mio marito viene offerta una comoda poltrona e a me uno sgabello, poi del te alla menta e rivolgendosi sempre a mio marito cominciano a sciorinare collane, bracciali, orecchini. Naturalmente mio marito si rivolge a me e fa capire ai nostri ospiti che è con me che devono trattare. Aveste visto le loro facce! Loro malgrado cominciano a farmi vedere gli oggetti e io scelgo. Poi pesano il tutto e sparano una cifra: 400 euro! Io li guardo e dico NO! e ribatto 50 euro....la trattativa va avanti, io non cedo e aumento solo di pochi euro per volta mentre loro cominciano a scendere di prezzo, fermandosi a 200 euro. Faccio la faccia disgustata e faccio la mossa di alzarmi e andare via. Loro continuano a guardare mio marito con una espressione del tipo......ma tu che ci stai a fare? permetti a questa femmina di decidere? Mio marito se la godeva un mondo e faceva fatica a stare serio. Alla fine li guardo e dico "101 euro ...with good luck" e chiudo la trattativa. Hanno dovuto cedere e sapete perchè? Perchè per loro una cifra che inizia e finisce con il numero 1 porta fortuna e non si può contestare.
Naturalmente questa cosa dell'uno me la aveva spiegata molto bene il nostro autista Mahendra chiedendomi di non dire assolutamente a nessuno che me la aveva rivelata lui!






domenica 2 febbraio 2014

Una gita in.....cammello!

Il viaggio che con mio marito abbiamo fatto in India nel 2007 ci ha portato a fare esperienze nuove come cavalcare il cammello per recarci nel Deserto  del Thar nella parte più a nord del Rajasthan ai confini del Pakistan.
Non era la prima volta che montavo su un cammello, già l'avevo fatto in Egitto, ma questa gita alla scoperta del deserto, delle sue dune e della vita che comunque esiste nella sabbia è stata più lunga e impegnativa. ogni turista saliva su un cammello che insieme a lui avrebbe portato in groppa anche chi l'avrebbe "guidato". Dietro di me a reggere le redini c'era un ragazzino perché io ero una donna e come tale
era disdicevole che fosse portata sullo stesso cammello da un uomo adulto, mentre mio marito aveva come guida un indiano adulto il quale chiese a mio marito quanti anni avesse e saputa l'età gli fece capire che era la stessa di quella di suo padre e che perciò era......vecchio! Così, visto che era "vecchio" (all'epoca non aveva ancora 60 anni) gli massaggiò per tutto il tragitto le spalle e la schiena. In effetti in India una persona della nostra età era veramente vecchia, dimostrava decisamente molti più anni di noi, come la mamma della nostra guida e autista, Mahendra che incontrai nel loro villaggio: aveva un anno meno di me ma ne dimostrava trenta di più.
La vita difficile e il lavoro pesante a cui sono sottoposte
soprattutto le donne, le fa invecchiare precocemente.
Quel giorno purtroppo tirava vento, che alzava la sabbia con raffiche improvvise facendoci un peeling naturale sulle parti di pelle scoperte. Anche il famoso tramonto nel deserto che era la meta finale di quella gita non è stato bello come nelle previsioni perché il sole era offuscato dalla sabbia che volava.
E' stata comunque un'esperienza interessante e cavalcare un cammello è tutto sommato facile e divertente: l'unica controindicazione è per chi soffre di mal di mare.....il dondolio c'è e si sente!
le dune
                       Turisti in attesa del calar del sole
tramonto
  la vita animale del deserto si nasconde tra la sabbia

giovedì 9 maggio 2013

Ogni animale può essere sacro: Karni Mata il tempio dei topi


......Secondo la leggenda, l’asceta Karni Mata (1387 – 1538), venerata perché considerata reincarnazione della dea Druga (dea della potenza), dopo la morte del figlio di uno dei suoi seguaci chiese al dio Yama (dio della morte) di riportare in vita il suo adepto. Il dio, restio in un primo momento, accettò a patto che tutti i seguaci della dea morti si reincarnassero in ratti.

Essendo una leggenda la storia varia nei particolari da fonte a fonte. Alcune infatti affermano che fu la dea, adirata per il rifiuto di Yama di far rivivere il bambino, a  fare in modo che tutti i suoi seguaci si reincarnassero in ratti. Altre invece parlano di un patto tra i due.........
Quando nel 2007 decidemmo, io e mio marito, di fare un viaggio in India, vedevo realizzato un mio desiderio di bambina affascinata da questo misterioso paese che avevo imparato a conoscere attraverso dei fumetti del "Monello". 
Siamo arrivati a Delhi e da lì con una macchina presa a noleggio con autista abbiamo girato per il Rajasthan. Abbiamo visitato templi bellissimi, palazzi stupendi, ma quello che mi ha impressionato è stato il Tempio dei topi. Non ho mai amato molto queste bestioline e credetemi ritrovarsi circondati di topi che passeggiano tranquillamente tra i tuoi piedi non è quello che si può dire una cosa piacevole. Quasi tutti i turisti entravano nel tempio con molta paura e molti ne uscivano con una grande celerità.
Mio marito mi aveva fatto il lavaggio del cervello prendendomi un poco in giro perché pensava che io, come donna, sarei scappata a gambe levate alla vista del primo topo. E invece.........io sono quella che ha resistito di più dei due perché lui, tempo pochi minuti, giusto quattro foto, è letteralmente scappato, mentre io coraggiosamente ho resistito una decina di minuti in più. Comunque vi garantisco che se mai dovessi tornare in India in quel tempio non ci rimetterei più piede anche perché se mai dovessi avere la "fortuna" di venire anche solo sfiorata da un topo bianco, rischierei di non poter tornare più a casa, in quanto è credenza dei seguaci di Kami Mata che se vieni sfiorato da un topo bianco vuol dire che ti ha scelto come sacerdote del tempio. Beh, sono sincera preferisco di gran lunga i ....gatti!









martedì 5 marzo 2013

Sicilia..

Nel centro del Mar mediterraneo c'è una perla rara, ricca di storia, di colori, di sapori, dove il sole illumina e riscalda e il mare azzurro accarezza le rive: la Sicilia.
Aidona Museo

Aidona scavi

Aidona

Villa del Casale Piazza Armerina

Villa del Casale Piazza Armerina

Caltagirone Infiorata sulla scalinata

Catania

Noto il Duomo restaurato
La prima volta che posai piede su questa terra era la fine degli anni settanta: pochi giorni rubati alle ferie passate in Calabria con i suoceri e il figlio piccolo, passati alla scoperta dell'Etna. Negli anni io e mio marito ci siamo tornati diverse volte, visitando a singhiozzo questa bellissima terra: Palermo, Siracusa, Ragusa (Ibla), Agrigento, Enna.........Ogni angolo, ogni città, ti regalano delle emozioni. La ricchezza e la varietà degli stili, la storia che si snoda a partire dai Fenici per passare ai Greci, ai Romani, agli Arabi, agli Spagnoli fa si che in questa terra siano rappresentate tutte le civiltà del Mediterraneo e che la Sicilia sia il cuore pulsante dell'arte che non è mai uguale, che mai si ripete. Gioielli del passato come i templi di Agrigento o come la Villa del Casale di Piazza Armerina con i suoi bellissimi  Mosaici, la Cattedrale di Palermo che custodisce in se sia l'architettura cristiana che quella araba, il castello dei Normanni a Palermo, l'orologio astronomico di Messina con il suo spettacolo quotidiano allo scoccare del mezzogiorno, il teatro Greco di Taormina, l'orecchio di Dionisio e l'isola di Ortigia a Siracusa sono parte del nostro DNA e tutti noi dovremmo poterli vedere, ammirare e nutrirci della loro bellezza. Ormai da qualche anno sono diventata siciliana dentro e avendo la fortuna di essere riuscita a comprarmi una casetta lì, tutte le estati e appena posso vado a ritemprare le mie ossa e la mia anima al sole siciliano. Così tutti gli anni con la scusa di portare a spasso gli amici che vengono a trovarmi facciamo piccoli tour alla scoperta di nuovi orizzonti e alla riscoperta di cose già viste, ma che scopri di non aver gustato a fondo la volta precedente. In questi anni ho anche avuto modo di conoscere molti siciliani e sono felice quando mi trattano come una di loro. Sono generosi nel donarti la loro amicizia e ti fanno sentire in famiglia quando arrivi e ti abbracciano quando parti. Ho imparato a gustare i piatti della cucina siciliana, una cucina semplice, fatta di cose buone, fatta con amore, con tutto il calore e i sapori di questa terra.

giovedì 21 febbraio 2013

Viaggio alla Fin del Mundo

Quando nel 2008 andammo per la prima volta in Argentina, non ci facemmo sfuggire il viaggio in treno più breve che ci sia, quello sul Tren del Fin del Mundo. Arrivati in aereo da Buenos Aires a Ushuaia avevamo fatto un balzo dal caldo estivo della Capitale al freddo "estivo" della Tierra del Fuego e dopo aver fatto tutte le gite avventurose su gipponi alla scoperta dei boschi e dei laghi l'ultimo pomeriggio prima di ritornare al Nord ci facemmo portare alla Estacion de Fin del Mundo. Questa 


 ferrovia era stata costruita dai carcerati che soggiornavano nella patrie galere Argentine "al confino" nella Tierra del Fuego. Assassini, ladri, dissidenti hanno portato traversine, le hanno sistemate con le rotaie su questo percorso che dalla città di Ushuaia si snoda verso l'interno dove la natura è selvaggia e avara alla ricerca di alberi da abbattere per ricavare il legname che serviva alla costruzione di Ushuaia, ultimo porto prima dell'Antartide. In due ore di percorso il trenino a vapore (ricostruito sul modello originale) ci ha portato sul ponte Quemado sul fiume Pipo, poi una



 poi una breve sosta sul punto panoramico della Cascada de la Macarena dove abbiamo potuto ammirare la ricostruzione delle abitazioni delle antiche popolazioni aborigene gli Indios Yamanà e poi attraverso il Canadon del Toros fino al Parco Nazionale di Tierra del Fuego. Sembra impossibile pensare che degli esseri umani abbiano potuto sopravvivere qui lavorando così duramente e vestiti di stracci con quelle temperature. Visitando poi il Carcere che ora è diventato un museo abbiamo potuto vedere con i nostri occhi le "stufe" che dovevano scaldare le celle e tutto quello che era l'arredo di questa prigione. Ci sono state raccontate storie raccapriccianti di assassini, storie tremende di dissidenti politici "dimenticati" fra queste mura. Direi una visita interessante e molto istruttiva.

giovedì 31 maggio 2012

Messico e.....nuvole

 Nel luglio del 2003 la mia figliola ed io ci siamo regalate un viaggio-vacanza in Messico. Un volo lunghissimo ci ha portate in una terra piena di colori, di storia e di natura selvaggia. Visto che eravamo due donne sole ho preferito fare base a Playa Maroma, un villaggio vacanze molto ben attrezzato, dove era possibile sfruttare oltre alla spiaggia e alle piscine e  naturalmente a tutti i comfort possibili, anche la possibilità di fare delle gite nei luoghi più famosi del posto. Abbiamo visitato così Tulum, Chichén Itza, i cenote, Cancun, Playa del Carmen, ma quello che più ci ha affascinato è stata la fauna: incredibile quanti animali e uccelli coloratissimi abbiamo potuto vedere da vicino. E' stata una vacanza allegra anche se io e Chiara eravamo come due mosche bianche, in quanto il 98% degli ospiti di Playa Maroma erano giovani coppie in viaggio di nozze. Sì c'era tanto amore che permeava quei posti, ma anche tanta allegria, tanta gioventù.
mimetizzato nel verde un verde pappagallo

Spesso uscendo dalla nostra camera e percorrendo i sentieri che portavano nelle zone ristorante si facevano incontri inaspettati, come questo pappagallo verde perfettamente mimetizzato fra le fresche frasche.
 Visitare a Chichén Itzà le antiche costruzioni Maya è stata un'emozione fortissima soprattutto se dopo essere saliti in cima senza troppi problemi, si doveva scendere. Abbiamo viste scene allucinanti: chi scendeva stando seduto sui gradini e scivolando di gradino in gradino.......
 ......chi scendeva tenendosi saldamente afferrato alla corda fissata in mezzo alla scalinata, chi addirittura sfidando le leggi della gravità scendeva di corsa, mettendo a serio rischio la sua incolumità, chi facendosi prendere da un terrore cieco si rifiutava di scendere.....noi ce la siamo cavata bene: siamo scese stando coi piedi paralleli sui gradini (che erano veramente stretti) con la tecnica che si usa in montagna.
 Un cenote è come una grande pozza profonda, molto profonda dicono che lì venivano buttati esseri umani come offerte agli dei...beh....non ho voluto controllare di persona.
 A Cancun non poteva mancare la foto che immortala la "mia scimmietta" con due sue sorelline, erano molto carine, hanno cercato pidocchi in testa di Chiara per 10 minuti poi, non trovandone, si sono rassegnate a farsi fotografare.
 A Tulum oltre alle rovine dei templi Maya ci siamo divertite un sacco a fotografare le iguane, di tutte le dimensioni, alcune anche ragguardevoli, sembravano dei piccoli dinosauri. Timide ma non troppo, si lasciavano fotografare volentieri, era sufficiente non andar loro troppo vicino.
 Chi c'è sotto il sombrero?


Bellissimi pappagalli colorati (quelli ai lati)










Tulum