certo che matta sono matta: mettersi alla mia età a fare un blog, che quasi quasi non so neppure che vuol dire la parola Blog. Ma io ci provo: sono o non sono veronese? e i veronesi si sa...son tutti matti! Magari sarà la volta buona che metterò nero su bianco i ricordi, le esperienze fatte. Chissà? Incrocio le dita!
giovedì 23 maggio 2019
I giaggioli
Vi è mai capitato di vedere un oggetto, un colore, un fiore e fare tutta una catena di pensieri che vi riportano al passato? Bene oggi mentre aspettavo l'orario di apertura della scuola materna di mia nipote mi è caduto l'occhio su un cespuglio di giaggioli fioriti e la mente è partita per un viaggio nel passato.
I giaggioli erano i fiori preferiti della Signorina Adele, la nostra padrona di casa a Villasanta negli anni 50, Erano tutti ben piantati lungo il muro di recinzione del cortile dove noi bambini che abitavamo lì andavamo a giocare. A maggio cominciavano a fiorire e riempivano il cortile di quel bel colore violetto intenso. Noi bambini, dovevamo stare molto attenti a non sciupare quei fiori che la signorina Adele, altrimenti, ci sgridava e ci impediva l'accesso al cortile per giocare.
La Signorina Adele.
Noi la vedevamo un po' come una strega, una che all'occorrenza ci avrebbe trasformato in tanti ranocchi e topolini. Ne avevamo timore. Stavamo ben attenti con i nostri giochi a non strillare, non fare confusione, in compenso potevamo giocare in cortile.
La Signorina Adele era una bravissima ricamatrice. Faceva dei pizzi stupendi, grandi, enormi a filet, quello vero, quello che prima devi fare la rete e poi riempire i buchi della rete con ago e filo.
Avrò avuto 9 anni e un'estate la Signorina Adele mi permise di salire a casa sua (abitava sopra di noi) e mi mostrò gli enormi telai che si era fatta costruire e sui quali erano fissati i suoi lavori. STUPENDI! Restai incantata. Allora mi chiese se mi sarebbe piaciuto imparare a fare un centro di filet. Io credo di aver sgranato gli occhi e detto si semplicemente abbassando il capo, che la voce mica veniva fuori.
Allora mi mise a sedere davanti alla spalliera di una sedia e mi insegnò a preparare la rete col filo perlè bianco, rete indispensabile se si voleva poi creare un centrino. Passai l'estate a fare reti, a maglie piccolissime e divenni brava, mi sentivo importante. Poi, come tutti gli anni, andai a passare un mese di vacanza a Verona a casa degli zii.
Io ero quella che arrivava sempre con novità e non vedevo l'ora di vantarmi coi miei cuginetti del fatto che avessi imparato a fare la rete del filet.
Non l'avessi mai fatto! Passai il mese di vacanza veronese a fare reti per il bilancino di mio cugino che andava a pescare sull'Adige col suo amico Walter e che puntualmente riusciva a rompere un giorno sì e uno no.
Sapete cosa succede quando ti costringono a mangiare tutti i giorni i profiteroles anche se non ne hai voglia? che poi non li puoi più vedere i profiteroles, ecco io ho smesso di fare reti e ora non mi ricordo assolutamente più come si faccia a farne una.
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