a me gli occhi

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Miw - la gatta

venerdì 25 dicembre 2020

25 dicembre 2020


 Sono le 18,35 del 25 dicembre. Ormai il buio avvolge tutto, interrotto dalle lucine colorate che sul mio balcone mi ricordano che anche questo Natale è quasi passato.


Fra i vari auguri che leggo sui social, spesso la frase "anche se questo Natale è diverso...anche se è stato un Natale difficile...anche se sarà un Natale da dimenticare...vi faccio tanti auguri..." mi fa pensare che ci siamo abituati a festeggiare il Natale come fosse il carnevale di Rio e non la festa per la nascita di Gesù, o per meglio dire quella festa in cui si dovrebbe festeggiare lo stare insieme con i propri affetti, o ancor meglio quella festa che ci dovrebbe insegnare a condividere ciò che abbiamo con chi non ha.

Certo se ripensiamo anche solo a un anno fa il Natale lo ricordo come la maratona dei pranzi e delle cene fatti lungo lo stivale prima di arrivare nella mia seconda casa in Sicilia, mentre quest'anno tutto si è svolto nella semplicità e nel mancato superlavoro degli altri anni, insomma un Natale in totale relax.

Nei giorni scorsi ho sentito lamentosi commenti su non potrò far questo, non potrò far quello, ma mai nessuno che abbia anche solo pensato per un momento sono contento perchè il Natale lo festeggerò magari da solo ma da persona sana, oppure sono contento perchè anche se non potrò mangiare i tortellini a casa della nonna però saprò che la nonna sta bene e magari potrà arrivare a festeggiare un altro Natale senza problemi.

Per questo io ringrazio i miei figli e nipoti che hanno avuto attenzioni per la mia salute e per quella del nonno, che ci hanno comunque fatto partecipare allo "scarto" dei regali e agli urletti di gioia dei nipotini filmando col cellulare i momento clou e inviandoceli. 

E sono grata perchè per ora nessuno di quelli che conosco hanno dovuto combattere con questa brutta malattia e sono altresì grata perchè non devo piangere nessuno. 

Credo che questo sia il vero significato dello spirito natalizio: essere contenti per gli altri.

BUON NATALE a tutti voi che continuate imperterriti a leggere questo blog, anche se ancora non so spiegarmene il motivo. Vi voglio bene ed auguro a tutti voi SALUTE, SALUTE, sempre e solo SALUTE, per tutto il resto c'è Mastercard. 

domenica 22 novembre 2020

natali a confronto

 Da qualche giorno ho notato che i destinatari del rancore italiano sono cambiati. Se fino a poco tempo fa gli immigrati erano la causa prima di tutte le disgrazie italiane,  ed erano il bersaglio di dardi rabbiosi sul web, ora da qualche giorno il destinatario principale della rabbia degli italiani è Amazon "che non paga le tasse in Italia" e che è la causa della chiusura dei "negozi sotto casa". Premetto, non lavoro per Amazon e neppure mi paga per difenderlo. ma le accuse un tanto al chilo non mi piacciono proprio. Soprattutto quando le cause della chiusura dei negozi sono altre. 

Amazon lavora anche con partner che possono essere di nazionalità diversa, e che quindi pagheranno le tasse sul venduto agli stati a cui appartengono. Nello stesso tempo Amazon Italia dà da lavorare a migliaia di persone che guarda caso sono italiane e che pagano le tasse relative ai loro stipendi in Italia e che ricevono i regolari contributi che vengono versati all'INPS che è Italiana. 

Molte piccole realtà artigianali o industriali entrando nel circuito di Amazon ora possono vantare una clientela non più circoscritta alla loro zona, ma che può spaziare nel mondo intero.

Mi ricordo quando ero una ragazzina non esistevano i centri commerciali, nel paesino poteva esserci il negozio che aveva un pochino di tutto o il droghiere che vendeva il prosciutto, il pane e il detersivo o il negozio di merceria che vendeva aghi, filo, bottoni calze e vestitini. Ma se volevi fare un acquisto "importante" allora dovevi prendere il treno e andare a Milano dove potevi entrare nel "Grande Magazzino" per eccellenza: La Rinascente. Ricordo ancora adesso la meraviglia che mi bloccava il respiro quando mia mamma mi ci portava: ero come Alice nel Paese delle meraviglie.

Poi arrivarono Coin, Upim, Standa. e i negozi di abbigliamento o le profumerie o i casalinghi dovettero imparare a combattere con questi grandi gruppi se volevano vivere. Parlo degli anni '60, '70 del secolo scorso non di ieri.

Anche i negozi di alimentari quelli sotto casa, per intenderci, dovettero cominciare a trasformarsi nell'offerta al cliente, perchè i supermercati nascevano come funghi e ovviamente chi doveva fare la spesa trovava tutto nello stesso luogo senza dover fare chilometri tra un negozio e l'altro, e a prezzi più vantaggiosi.

Ricordo che già allora iniziarono i lamenti perchè i supermercati facevano "morire" i negozietti sotto casa. Poi fu la volta dei piccoli supermercati a lamentarsi perchè dovevano vedersela con gli ipermercati. Poi fu la volta dei centri commerciali che soppiantarono negozi, mercati e mercatini. 

Questa è semplicemente la legge del mercato dove pesce più grande mangia pesce più piccolo. Il fatto è che da allora, quando io ero una ragazzina, sono cambiate molte cose, è arrivato il famoso "consumismo" dove, attraverso la pubblicità, vieni convinta che hai "assolutamente" bisogno del modello più nuovo di televisore, del vestito all'ultima moda, delle scarpe firmate da Tizio e di quelle firmate da Caio, altrimenti non sei nessuno! Così gente che ha uno stipendio medio basso fa salti mortali per avere l'ultimo modello di cellulare e dato che anche 10 euro di differenza per queste persone vogliono dire poter fare la spesa per tre giorni, ovviamente cercano dove poter comprare spendendo di meno.

Da qualche mese dobbiamo anche combattere con un nemico ancora più subdolo: un virus che sta facendo tanti danni. Oltre a far morire un sacco di persone procura danni collaterali che ancora non si sa quanto dureranno. Fra questi ci sono gravi danni economici dovuti al fatto che per contrastare il contagio si è dovuto arrivare alla chiusura di negozi, bar, ristoranti e anche di qualche realtà artigianale o industriale. 

Ovviamente molte persone sono entrate in cassa integrazione (quando è stato possibile, perchè chi lavorava in nero non ne ha diritto) e perciò ci sono meno entrate in famiglia. Questo porta a rivalutare e soppesare quali siano le spese più necessarie e quali quelle che si possono rimandare. 

Ora sta insorgendo un altro "grave" problema del tutto italico! NON POTREMO FARE IL CENONE DI NATALE! o perlomeno intorno al desco non ci potranno essere più di 6 persone (così consigliano gli esperti del settore). Ecco a questo proposito mi ricordo quando vivevo da bambina a Villasanta (MI) il Natale era più o meno così: Vigilia di Natale, ore 21 Una campanella suonava (era la nostra padrona di casa che sulle scale sbatacchiava la povera campanella per noi bambini) e noi ragazzini dovevamo correre a letto che quella era la campanella di Babbo Natale che avvisava che era giunta l'ora della nanna. Non esisteva cenone, per lo meno non a casa mia. L'indomani, giorno di Natale mi svegliavo prestissimo per andare a vedere se in quella che pomposamente chiamavamo sala, c'era qualche pacchetto. Ovviamente c'era, magari uno o due e io ero entusiasta di qualunque cosa potessi trovare. Poi c'era il pranzo di Natale che consisteva in pasta in brodo e fagiano ripieno con patate al forno. Panettone e stop.

Quanti eravamo a tavola? Mio papà, mia mamma e io, che i nonni erano a Milano e Verona e a Villasanta non avevamo parenti. 

Questo per dire che se per un anno non si fanno stravizi si vive lo stesso, l'importante è sapere che le persone a cui vuoi bene e che ti vogliono bene siano al sicuro da possibili contagi. Quando finirà tutto questo, perchè finirà, allora potremo ricominciare ad abbracciarci e a fare megacenoni tutti insieme.


lunedì 7 settembre 2020

PRIMA GLI ITALIANI

Negli ultimi tempi alcuni politici per attirare consensi usano spesso questa frase PRIMA GLI ITALIANI. Oddio poi la frase a seconda di dove si trovino ad arringare le folle diventa PRIMA I LOMBARDI, PRIMA I NAPOLETANI, PRIMA I SICILIANI...PRIMA I...e mettete a caso i cittadini di una regione o città italiana.
Ma chi sono "veramente" gli Italiani? La storia ci insegna che i primi insediamenti risalgono a circa tremila anni fa con quelle che vengono definite popolazioni neolitiche. Dobbiamo pensare che quelle popolazioni si spostavano per trovare luoghi più adatti, sicuri, ricchi di prede da cacciare e che non erano prettamente "stanziali". Proseguendo nel tempo possiamo trovare testimonianze di quelli che per primi vennero definiti popoli italici di origine indoeuropea. Come si legge su Wikipedia già nel terzo millennio prima di Cristo il nostro Paese fu oggetto di invasioni da parte di popoli che provenivano dal Nord.
...Una prima ondata migratoria indoeuropea sarebbe avvenuta intorno alla metà del III millennio a.C., a opera di popolazioni che importarono la lavorazione del rame. Caratteristiche di questo periodo sono le statue stele (o statue menhir) nelle quali sono spesso scolpite armi e simboli solari, apparentemente segni distintivi indoeuropei.[4]
Una seconda ondata fra la fine del III e gli inizi del II millennio a.C. portò alla diffusione delle popolazioni del bicchiere campaniforme[5] nella pianura padana, in Toscana e nelle zone costiere occidentali di Sardegna e Sicilia. Queste genti influenzarono fortemente anche le successive culture dell'età del bronzo antico (PoladaBonnanaro ecc.).
Durante la metà del II millennio a.C., nella pianura padana a sud del Po si sviluppa la civiltà delle terramare. A partire dagli studi di Luigi Pigorini del XIX secolo questa civiltà è stata associata agli Italici, i quali, dopo la grave crisi del XII secolo a.C. che colpì il sistema terramaricolo provocando la scomparsa della maggior parte degli insediamenti, migrarono a sud, installandosi presso le locali comunità di cultura appenninica[6] e dando origine al Proto-Villanoviano. Nella prima età del ferro, la cultura protovillanoviana si suddivise a sua volta in differenti facies regionali che diedero origine alle "nazioni italiche": la cultura Atestina (Proto-Veneti), Laziale (Latini), Villanoviana (Etruschi), Sicula (Siculi) etc.[7][8].
Nell'Italia nordoccidentale la media e tarda età del bronzo è caratterizzata dall'aspetto Canegratese - Golasecchiano forse da collegare alla popolazione proto-celtica dei Leponti o Leponzi. 

Arrivando a tempi più vicini a noi possiamo vedere che il nostro Paese fu la culla di molte civiltà Mediterranee che qui si fusero come i Greci, i Fenici, gli Arabi. Non dimentichiamo che quello che nel frattempo era diventato l'Impero Romano che spaziava fino ai contrafforti più a nord dell'Europa, a Est fino all'Asia e a sud in Africa, aveva importato popolazioni di altre etnie sotto forma di prigionieri, schiavi o militari nel proprio esercito. 
Ovviamente tutto questo ha portato a mischiare le varie etnie (qualcuno le vorrebbe chiamare razze, ma la razza umana non esiste, esiste invece la SPECIE umana) fino ad arrivare a come siamo oggi, uomini e donne con caratteristiche diverse alcune specifiche di alcune etnie. 
Per cui, ripeto la domanda: CHI SONO GLI ITALIANI?
Io una risposta precisa me la sono data: italiani sono coloro che sul loro passaporto o carta di identità alla riga "cittadinanza" hanno scritto Italiana. Persone che vivono, lavorano, vanno a scuola, pagano le tasse nel nostro Paese, ecco chi sono gli Italiani.  

mercoledì 29 aprile 2020

Chi la vuole cruda, chi la vuole cotta...

E stiamo per arrivare alla fantomatica fase 2.
Già si sprecano le critiche da una parte e dall'altra, chi vuole che si tenga chiuso, chi vuole riaprire l'attività subito...insomma chi la vuole cruda e chi la vuole cotta. No, non è così semplice, non ci sono solo due alternative. L'Italia è formata da circa 60 milioni di persone e se vogliamo andare a vedere ognuna di loro ha la sua idea che ovviamente pensa che sia la migliore di tutte.
Ecco, immaginiamo una famiglia numerosa, ogni appartenente a questa famiglia ha i suoi gusti e giustamente quando si mette su la pentola per cuocere la pastasciutta la mamma cerca di accontentare tutti...beh! proprio tutti non è fattibile.
Già, c'è chi vuole gli spaghetti e chi le penne, chi le farfalle e chi i bucatini e fosse finita qui, sulla scelta dei formati. No c'è chi ama la cottura al dente, chi la vuole al fil di ferro e chi la vuole un po' più cotta...ah! già! dimenticavo il nonno che è rimasto senza denti e la vuole scotta. Finito? NO! C'è chi la vuole in bianco, chi al sugo, chi al pesto, chi al ragù, chi condita con le verdure (e anche qui abbiamo una larga scelta).
Ma cari miei, la pentola è una sola e bisogna cuocere un solo tipo di pasta, con un singolo tempo di cottura e un solo tipo di condimento. Per cui decide chi cucina e amen.
L'italia in questo momento si trova in questa situazione, decidere se quel piatto di pasta ci andrà bene, se dovremo farcelo andare bene, se vorremo non mangiarlo. Ma dovremo sempre ricordarci che siamo in tanti e non si potrà mai prendere una decisione che starà bene a tutti, ci sarà sempre qualcuno che non sarà d'accordo.
L'unica cosa che potremo fare tutti è stringere i denti e pensare che se non faremo tutti (sì proprio TUTTI) il massimo per evitare una nuova pandemia allora non avremo più il problema di scegliere il tipo di pasta, il grado di cottura o con quale condimento vorremo mangiarla perchè se saremo traghettati nell'aldilà questi problemi non li avremo più!

lunedì 30 marzo 2020

Quarantena

Quello che colpisce di più è il silenzio. Mi affaccio sul balcone e guardo la strada sottostante che è una circonvallazione interna e vedo rare macchine passare. Ci sono i giardini sotto le mura, ma a parte qualche cagnolino che deve fare i suoi bisogni c'è il vuoto.
Ieri nel pomeriggio un bimbo di forse due tre anni ci ha strappato un sorriso: evidentemente erano giorni che stava chiuso in casa e ieri la mamma l'ha portato fuori a correre un poco. Si è fatto la salita di legno che porta alle antiche mura di corsa, strillando di gioia.
Ci si alza la mattina e si accende la radio (Radio Capital) che ci terrà compagnia tutto il giorno con la musica e le notizie.
Le notizie. Un bollettino di guerra, dove invece di leggere gli elenchi dei soldati presi prigionieri o morti si leggono i numeri dei contagiati e dei malati che non ce l'hanno fatta.
Quarantena. Anche il nostro pianeta sta facendo la sua quarantena, anzi più che quarantena la chiamerei depurazione. L'inquinamento è "magicamente sparito" sulle zone dove incombeva indisturbato da anni. L'acqua dei Canali di Venezia è diventata magicamente limpida, l'aria che respiriamo è più ricca di ossigeno.
Quarantena.
Ecco la quarantena ha messo in evidenza chi è capace e chi no, chi sa fare e chi sa solo aprire la bocca e dare fiato. Chi è generoso e chi è egoista e ipocrita. Davanti alla paura esce il vero volto delle persone, davanti alla paura si vede chi è coraggioso e chi è pusillanime.
Quarantena...oggi sono 22 giorni che sono chiusa in casa, ma non mi lamento. Anni fa sono stata chiusa per 70 giorni per lo più sdraiata su un letto, dopo un intervento alla colonna vertebrale. Oggi al confronto stare in casa è una passeggiata, posso muovermi, fare quello che voglio, cambiare orizzonti, cambiando la finestra da cui guardare.
E poi non mi annoio, ho da fare un puzzle di 6000 pezzi e non sono neppure arrivata a farne la metà.
Quarantena. Prima o poi finirà e allora dovremo raccogliere le forze, ricominciare a vivere magari con altre priorità, magari dando importanza a quei principi basilari che avevamo seppellito sotto quintali di cose inutili, senza le quali eravamo convinti di non poter vivere.

martedì 25 febbraio 2020

NON CE LA POSSIAMO FARE...



...no, non ce la possiamo fare, ormai siamo diventati degli esseri che di umano ormai hanno ben poco. Va bene c'è il nuovo pericolo il Corona Virus che stiamo imparando a conoscere molto bene e per il quale sappiamo che dobbiamo prendere delle precauzioni perché (checché se ne dica) il suo indice di diffusione è abbastanza alto, mentre al contrario (anche se tutti sono terrorizzati) il suo indice di mortalità è molto ma molto più basso di una normale influenza virale. Basta leggere i numeri e ci si accorgerà che i casi di decessi dovuti a complicanze influenzali sono molto ma molto più alti dei casi per decesso da corona virus. In entrambe i casi chi muore è al 97% gente che ha un'età avanzata e patologie gravi.
Però ora tutti, o quasi, si sono precipitati a comprare quintalate di mascherine, non di carnevale, ed ettolitri di Amuchina o disinfettanti similari, come se dovessero farci il bagno due volte il giorno.
Non parliamo poi della improvvisa nascita di "ricette chimiche" per farsela in casa l'amuchina e chi è addentro alla faccenda chimica ha un bel sgolarsi per dire che quelle pubblicate sono solo delle gran cretinate, la gente crede di più alle panzane che alle verità dette da chi ci capisce.
Giustamente chi ha la responsabilità del governo dei comuni, regioni ha cercato di isolare, formando delle zone rosse, quei paesi dove si sono registrati i primi casi, cosa che fa pensare siano i punti di partenza dell'epidemia, ma il fatto che si sia dovuto arrivare a mettere posti di blocco sulle vie di accesso  ai paesi la dice lunga sul modo di concepire la responsabilità degli abitanti nei confronti di chi sta fuori da quella zona rossa. Ho sentito di persone che hanno eluso i posti di blocco per andare a fare la spesa in un supermercato di Piacenza (fuori della zona rossa), che hanno preso mezzi pubblici per tornare al paesello natio in altra regione (che non ha contaminazioni al momento), che tranquillamente è partita per fare le vacanze alle Mauritius partendo dalle regioni più colpite in Italia e che si sono visti rispedire a casa senza neppure scendere dall'aereo. Ma quello che mi fa ridere è che da quell'aereo hanno fatto scendere tutti gli altri passeggeri che non provenivano da Lombardia e Veneto e che se gli ultimi erano infetti, avevano avuto tutto il tempo di infettare anche tutti gli altri passeggeri e quindi di infettare anche le Isole Mauritius.
Ho visto scene di accaparramento nei supermercati come se dovessimo affrontare la terza guerra mondiale. Insomma scene che a ben pensarci sono un tantino eccessive. Ormai la nostra società vive di scoop, di gossip, di fake news, di esagerazioni e così anche una nuova influenza è diventata una nuova peste bubbonica. Come se non fossimo già scampati all'aviaria ed ad altri virus influenzali. Darwin direbbe che questi virus servono semplicemente a selezionare la specie umana e a far proseguire gli individui più forti. Peccato non ci sia un virus anche per selezionare quelli che usano il cervello eliminando quelli che non ne fanno uso.

mercoledì 1 gennaio 2020

Primo di 366 giorni

Oggi è il primo di 366 giorni di cui è composto il nuovo anno. Se vuoi che qualcosa cambi, se vuoi che il futuro possa essere migliore allora per prima cosa cambia te stesso e le scelte che farai. Se pretendi che le cose cambino facendo sempre le stesse scelte che si sono rivelate sbagliate, non sperare che le cose vadano meglio.
Quando dovrai decidere se fare questo o fare quello, non affidarti alla fortuna o al tuo mal di pancia, usa il cervello e immagina le conseguenze della tua scelta, pensaci su almeno mezz'ora non affidarti al caso.
Se devi prendere delle decisioni che non comportano solo la tua vita ma anche quella degli altri, pensa a cosa dovrebbero decidere gli altri per loro e per te e cerca di fare una scelta giusta per tutti.
Hai 366 opportunità, nuove opportunità di scegliere il meglio, sfruttale. E come ha scritto nel suo Blog Matteo Bussola, ricordati di scegliere ciò che è stato un "vecchio inizio" ma che per pigrizia o dimenticanza non hai portato a termine: spesso è nel riuscire a portare a termine i nostri propositi o realizzare un sogno che è nascosta la scelta migliore.