a me gli occhi

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Miw - la gatta

domenica 1 aprile 2012

I TRASLOCHI

Se c'è una cosa che nella mia vita non è proprio mancata ebbene quella cosa sono i traslochi. Ho perso il conto di quanti ne ho fatti da una parte all'altra d'Italia, o nella stessa città, ma quello che ricorderò sempre con un senso di angoscia è quello che da Vimodrone (MI) mi ha portato a Codroipo (UD). Tanto per cominciare ero incinta di Chiara e Francesco aveva 4 anni. Mio marito già da sei mesi lavorava là e faceva avanti e indietro dall'Azienda vinicola dove era il direttore vendite e casa a Vimodrone. Allora io ancora lavoravo all'Agip Mineraria e mi dovevo arrangiare a fare praticamente tutto da sola. Mi sono impacchettata casa, mentre mio marito aspettava che l'occupante della villetta (l'altro dirigente dell'Azienda) facesse a sua volta il trasloco nella casa che si era costruito. Tutto era stato programmato: lui avrebbe lasciato la casa libera ai primi di maggio, per darci la possibilità di far ripulire e tinteggiare la casa prima del mio arrivo con pancia, figlio e mobili al seguito a metà di giugno. Io intanto facevo pacchi su pacchi. Arriva la fatidica data: il traslocatore arriva, prende in consegna le chiavi e carica tutto sul camion, io intanto con il figlio in una mano e l'argenteria chiusa in una pesantissima borsa nell'altra, vado a prendermi il treno per Latisana dove mio marito ci verrà a prendere in stazione. Arriviamo a Latisana e ad attendermi trovo un marito incavolato perché la casa è stata svuotata solo il giorno prima e così gli imbianchini avevano potuto cominciare i lavori solo quella mattina. Andiamo in albergo e scopriamo che il ristorante dello stesso è chiuso per ferie del cuoco. Ci arrangiamo. L'indomani arrivano i traslocatori e naturalmente l'unica stanza finita, ma ancora fresca di pittura è la camera da letto: pazienza, almeno quella la facciamo rimontare.........che illusione! Gli armadi non ci stanno in altezza, perché chi doveva prendere le misure pavimento/soffitto l'ha fatto solo da un lato della stanza e non si è accorto che la stessa era più bassa nell'altro angolo. Facciamo scaricare tutti i mobili e gli scatoloni nel garage, che meno male è grande, molto grande. Ma come si può fare? Imbianchini in casa, mobili in garage, albergo senza cucina e......figlio con 40° di febbre.....già ci mancava anche quella. Prendiamo una decisione pazza: andiamo a casa, un collaboratore ci presta un fornello da campeggio che piazzo nel bagno (tra i calcinacci) metto il figlio nel lettone e prego che non succeda altro. Chiamo il mobiliere che ci doveva montare la cucina e la cameretta per il bimbo e gli faccio portare via i miei armadi da accorciare di ben 7 cm. Preparo un brodo di pollo per il bimbo con la febbre e noi adulti ci nutriamo di panini, che per una al sesto mese di gravidanza non è il massimo. Come Dio volle, gli imbianchini finirono, la cameretta nuova del pargolo venne montata e la domenica mattina due angeli di 1.90 ( i ragazzi friulani sono tutti dei marcantoni) ci vengono a montare la cucina dicendomi: Signora mica potevamo permettere che nelle sue condizioni potesse mangiare sempre panini: le giuriamo che per mezzogiorno lei si potrà fare una bella pastasciutta e una bistecca! E così è stato.

2 commenti:

  1. Ma che bello sapere che ci sono anche persone cosi', che lavorano con il cuore e non solo con l'abitudine. Spero non sia una cosa ormai lontana nel tempo, e che di angeli come trovasti tu, ce ne siano ancora che svolazzano a montar cucine!:-)

    Che avventura!
    Non si puo' dire tu sia una che si perde d'animo:-)

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  2. Se non fossi ripetitiva potrei raccontare di un altro trasloco allucinante, quello fatto da Codroipo in Calabria: lì addirittura non ho trovato neppure i pavimenti e gli infissi e ho dovuto vivere due mesi tra roulotte e casa di campagna dei suoceri. Posso dire che ogni mio trasloco è stato un'avventura più o meno allucinante, ma fortunatamente non sono una che si piange addosso e davanti alle difficoltà e agli intralci di vario genere mi tiro su le maniche e procedo a testa bassa.

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