a me gli occhi

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Miw - la gatta

domenica 15 luglio 2012

11 febbraio 1963

Era una bella giornata serena e fredda milanese. Al tempo l'11 febbraio era vacanza a scuola e io e mia cugina, dato che era carnevale, avevamo deciso di organizzare una festicciola nel pomeriggio a casa mia per gli amici e compagni di scuola. Già dalle prime ore del mattino con l'aiuto di mia madre avevamo cominciato a preparare chiacchiere e frittelle e aspettavo che il compagno di banco di mia cugina Clelia (poi diventato suo marito) mi passasse a prendere con il suo Maggiolone per andare al supermercato a comprare le ultime cose, panini, pan carrè, il necessario per gli stuzzichini e le bibite. Unica concessione all'alcool, qualche birra piccola, ma non molte perchè allora noi ragazzi preferivamo aranciate e coca-cola. 
Alle 10,30 circa suona il campanello e io scendo con la lista delle cose da acquistare. Andiamo al super, prendiamo tutto, carichiamo in macchina e ci avviamo verso casa mia. Eravamo arrivati all'incrocio di viale Gran Sasso e via Donatello e ci eravamo pressocchè fermati un po' oltre lo stop, perchè all'epoca sulla sinistra dell'incrocio stavano facendo grossi lavori di edilizia. Avevano abbattuto la fabbrica della Berkel (sì quella delle bilance di precisione) e stavano costruendo un residence al suo posto. Il largo marciapiede era quasi del tutto occupato da staccionate di legno e così non si riusciva a vedere niente del traffico che arrivava dalla sinistra su Viale Gran Sasso. Come dicevo eravamo fermi all'incrocio col muso della macchina che sporgeva oltre lo stop. Erano le 11.55 e un camion che viaggiava non certo a velocità ridotta (e con il guidatore che stava discutendo con il suo vicino, invece di prestare attenzione alla strada) ci prese in pieno nella parte anteriore sinistra della macchina, proprio sul serbatoio. Dopo un paio di giri su se stessa, l'espulsione del guidatore dalla portiera aperta e dopo che nell'urto io avevo sfondato con la testa il parabrezza, la macchina prese fuoco. Fortunatamente una persona si accorse che nell'auto c'era qualcuno e sfidando le fiamme e ustionandosi le mani riuscì ad aprire la portiera e tirarmi fuori. In quel frangente riportai svariate brutte ustioni di terzo grado (poi risolte con trapianti di pelle), ma riportai la pellaccia a casa. Ricoverata al Fatebenefratelli dopo tre ore e passa di "coma" riemersi nella realtà. Sentivo voci sommesse che accanto a me mi chiamavano e riconoscendo quella di mia madre chiesi: "dove sono?" e lei " sei all'ospedale, hai avuto un incidente" e io" mamma avvisa gli invitati alla festa che per oggi non si farà, non vorrei che pensassero che gli faccio un bidone" e serenamente ripiombai nell'incoscienza.

3 commenti:

  1. caspita che brutto episodio,anche se l'importante è che tu sia qui a raccontarcelo!

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    1. vedo "con un po' di ritardo" i tuoi commenti, ti ringrazio per le belle parole che scrivi e sono lieta che questi miei piccoli scritti possano farti passare dei minuti di relax. :-)

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  2. Alla faccia mia, Sisi: in pratica sei una vera miracolata!!! Non oso pensare al 'dopo' per la riabilitazione/convalescenza che saranno state lunghe e difficili. Mi dispiace.
    Però devo fare un appunto, perché mi ha stupito che la macchina in questione fosse un Maggiolone: mio padre era uno dei fortunati possessore di un Maggiolino di cui era molto fiero e ricordo che quando veniva a prenderci a chiusura di una festa domenicale, quando in genere circolavano poche auto, io riconoscevo l'arrivo di papà dal rumore della macchina... Poi, nel '71, uscì sul mercato il Maggiolone...
    E poi mi ha fatto sorridere l'ultima frase e la raccomandazione precisa e logica che facesti a tua madre: ebbi la fortuna, infatti, di conoscere Piero Angela che mi lasciò una foto con dedica, in cui era scritto: 'A Luciana, collega di razionalità'. Ecco... siamo in 2!

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