Solo ieri l'ennesima notizia della morte di sette cinesi che praticamente vivevano reclusi nel capannone dove lavoravano per un pugno di riso. Nessuno si è presentato a riconoscere i loro cadaveri, nessuno si è presentato a piangere e reclamare i loro corpi per la sepoltura, sono non-persone che vengono clandestinamente in Italia spesso usando passaporti di persone morte (tanto per noi sono tutti uguali, chi potrebbe vedere differenze fra la faccia di uno o dell'altro se più o meno sono della stessa conformazione fisica?), sono solo schiavi che devono lavorare giorno e notte vivendo, dormendo, mangiando praticamente sulla stessa sedia dove lavorano chini su una macchina da cucire. Prato ormai è diventata una provincia della Cina. Le realtà artigianali italiane che là esistevano ormai non ci sono più perché non sono più in grado di confrontarsi con un mercato dove le leggi italiane non vengono rispettate, dove non vengono rispettate le norme di sicurezza, dove le tasse vengono troppo spesso eluse, mentre i ricavi vengono spediti in Cina e svaniscono dal nostro Paese.
Certo ora si comincerà a incriminare i proprietari del capannone, i proprietari della ditta (che sono già spariti), si comincerà a chiedersi come mai chi doveva controllare non l'ha fatto o peggio ha chiuso gli occhi per non vedere, ma i veri colpevoli siamo noi acquirenti, ogni volta che al mercato cerchiamo il maglioncino o il jeans da 5 euro ben sapendo che per pagarlo così poco qualche donna o ragazzino cinese ha lavorato per un pugno di riso per 20 ore al giorno. Stiamo affossando le realtà artigianali italiane solo con questo. I nostri artigiani pagano le tasse, sono controllati dalla finanza, dall'ASL e ....non facendocela più, chiudono.
Intendiamoci, non ce l'ho con quei poveri cristi che ci rimettono le penne, ce l'ho con chi dovrebbe fare dei controlli seri sulle comunità cinesi, controlli a tutto campo perché non è giusto che dei poveri Nessuno vengano a morire bruciati vivi così lontano dalla loro terra.
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