Eh sì, è proprio vero una maschera di pizzo nero è intrigante, affascina e incuriosisce........per me quel carnevale del 1965 è stata l'arma per prendere un po' in giro i "maschietti italiani".
Ma andiamo per ordine.
Erano passati due anni dall'incidente che mi aveva regalato un po' di cicatrici e trapianti di pelle e ancora faticavo a frequentare i miei coetanei andando alle feste danzanti che si organizzavano per carnevale. Mia cugina, però, mi aveva convinta ad andare a Verona e ad accompagnarla ad una festa di carnevale di suoi amici. Ma sì, mi sono detta, è ora che esci dal tuo guscio e affronti il mondo (e le domande scomode riguardanti le mie cicatrici). Preparata la mia valigetta con il necessario per la mia permanenza a Verona dagli zii (compreso un abito elegante di chiffon color verde acqua) parto per Verona.
D'accordo con mia cugina mi faccio passare per una sua non ben precisata amica inglese in visita in Italia, che naturalmente non capisce una parola di Italiano, e mi invento lì per lì una vita non mia. Indosso il mio bel vestito di chiffon, mi acconcio i capelli in modo che le cicatrici del viso non si notino troppo e mi metto una bella maschera di pizzo nero a coprire la parte superiore del volto. In quel periodo frequentavo una scuola di Inglese, la British Council e devo dire che parlavo più che discretamente e con ottima pronuncia quella lingua.
Andiamo alla festa e io entro nella parte. Mia cugina mi presenta a tutti e io porgendo la mano dico "nice to meet you".
Naturalmente i vari ragazzi presenti erano molto incuriositi dalla sottoscritta e facevano a gara per cercare di spiaccicare qualche parola di inglese con me, chiedendomi dove vivessi, cosa facessi e quanto sarei rimasta in Italia. Poi come da prassi si scambiavano tra loro battute piccanti e un po' stupidine riferendosi alla sottoscritta che, imperterrita, faceva la faccia di chi non capisce.
Il gioco è andato avanti per un paio di ore, poi verso la mezzanotte mi sono tolta la maschera e davanti alle loro facce stupite, in perfetto italiano, ho detto: beh, ora sono stanca di fare l'inglese, torno ad essere italiana.
Le loro facce sono passate dal sorriso al rossore pensando a quello che si erano detti sicuri che non li capissi e io devo dire che mi sono divertita un sacco a guardarle e a dimostrare loro come diventavano dei "provoloni" appena erano in compagnia di una "straniera".
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