a me gli occhi

a me gli occhi
Miw - la gatta

lunedì 31 dicembre 2012

L' anno che verrà

Ci siamo nuovamente, sembra ieri quando scrivevo dell'ultimo giorno dell'anno, ed ecco il capodanno è già qui un'altra volta. Di solito a fine anno si fanno i consuntivi del dare e dell'avere, del fatto e del non fatto, del buono e del cattivo, si dice sempre che l'anno appena trascorso è stato un anno da dimenticare. Certo che sia stato un anno di relax non lo posso certo dire, la crisi economica ma soprattutto politica ci ha fatto stare e ci sta facendo stare sul chi va là, ma se penso al mio anno appena trascorso non posso dire che sia stato pessimo. Ho conosciuto tramite internet persone speciali, ho avuto il regalo più bello che un figlio e una nuora possano fare......una nipotina in arrivo nell'anno nuovo, amici che mi sono venuti a trovare in Sicilia .......
Certo qualche nota buia c'è stata: la mia gatta Miw dopo quindici anni e un mese di convivenza se ne è andata, ma questa è la vita. Per questo non butto mai via nulla dell'anno vecchio. Tutto serve a fare esperienza, che sia una buona esperienza o no ci arricchisce e ci fortifica e ci prepara ad affrontare nuove prove. Perciò dico grazie 2012 e Benvenuto 2013 ed auguro a tutte quelle persone che mi leggono in qualsiasi parte del mondo esse siano un Prospero Anno Nuovo ricco di gioia, serenità e salute.

lunedì 24 dicembre 2012

BUON NATALE


A tutte le persone che mi fanno l'onore di leggere quello che scrivo voglio augurare Buon Natale
Afrikaans: Gesëende Kersfees
Albanese:Gezur Krislinjden
Arabo:
 Idah Saidan Wa Sanah Jadidah
Armeno:
 Shenoraavor Nor Dari yev Pari Gaghand
Azerbaijan:
 Tezze Iliniz Yahsi Olsun
Bahasa (Malesia):
 Selamat Hari Natal
Basco:
 Zorionak eta Urte Berri On!
Bengali:
 Shuvo Naba Barsha
Boemo:
 Vesele Vanoce
Bretone:
 Nedeleg laouen na bloavezh mat
Bulgaro:
 Tchestita Koleda; Tchestito Rojdestvo Hristovo
Catalano:
 Bon Nadal i un Bon Any Nou!
Ceco:
 Prejeme Vam Vesele Vanoce a stastny Novy Rok
Choctaw (Nativi americani, Oklahoma):
 Yukpa, Nitak Hollo Chito
Cinese (Cantonese):
 Gun Tso Sun Tan'Gung Haw Sun
Cinese (Mandarino): 
Kung His Hsin Nien bing Chu Shen Tan
Cingalese: Subha nath thalak Vewa. Subha Aluth Awrudhak Vewa
Coreano:
 Sung Tan Chuk Ha
Croato:
 Sretan Bozic
Danese:
 Glædelig Jul
Eschimese:
 (inupik) Jutdlime pivdluarit ukiortame pivdluaritlo!
Esperanto:
 Gajan Kristnaskon
Estone:
 Ruumsaid juulup|hi
Farsi:
 Cristmas-e-shoma mobarak bashad
Fiammingo:
 Zalig Kerstfeest en Gelukkig nieuw jaar
Filippino:
 Maligayan Pasko!
Finlandese:
 Hyvaa joulua
Francese:
 Joyeux Noel
Frisone:
 Noflike Krystdagen en in protte Lok en Seine yn it Nije Jier!
Gaelico (Scozia):
 Nollaig chridheil huibh
Gaelico:
 Nollaig chridheil agus Bliadhna mhath ùr!
Gallese:
 Nadolig Llawen
Giapponese:
 Shinnen omedeto. Kurisumasu Omedeto
Greco:
 Kala Christouyenna!
Hamish Dutch
 (Pennsylvania): En frehlicher Grischtdaag un en hallich Nei Yaahr!
Hausa:
 Barka da Kirsimatikuma Barka da Sabuwar Shekara!
Hawaaiano:
 Mele Kalikimaka
Hindi:
 Shub Naya Baras
Indonesiano:
 Selamat Hari Natal
Inglese:
 Merry Christmas
Iracheno:
 Idah Saidan Wa Sanah Jadidah
Irochese:
 Ojenyunyat Sungwiyadeson honungradon nagwutut. Ojenyunyat osrasay.
Islandese:
 Gledileg Jol
Isola di Man:
 Nollick ghennal as blein vie noa
Latino:
 Natale hilare et Annum Faustum!
Latviano:
 Prieci'gus Ziemsve'tkus un Laimi'gu Jauno Gadu!
Lituano:
 Linksmu Kaledu
Macedone:
 Sreken Bozhik
Maltese:
 LL Milied Lt-tajjeb
Maori:
 Meri Kirihimete
Navajo:
 Merry Keshmish
Norvegese:
 God Jul, or Gledelig Jul
Occitano:
 Pulit nadal e bona annado
Olandese:
 Vrolijk Kerstfeest en een Gelukkig Nieuwjaar! oppure Zalig Kerstfeast
Papua Nuova Guinea:
 Bikpela hamamas blong dispela Krismas na Nupela yia i go long yu
Polacco:
 Wesolych Swiat Bozego Narodzenia or Boze Narodzenie
Portoghese (Brasile):
 Boas Festas e Feliz Ano Novo
Portoghese: 
Feliz Natal
Rapa-Nui (Isola di Pasqua):
 Mata-Ki-Te-Rangi. Te-Pito-O-Te-Henua
Rumeno:
 Sarbatori vesele
Russo:
 Pozdrevlyayu s prazdnikom Rozhdestva is Novim Godom
Samoa:
 La Maunia Le Kilisimasi Ma Le Tausaga Fou
Sardo:
 Bonu nadale e prosperu annu nou
Serbo:
 Hristos se rodi
Slovacco:
 Sretan Bozic oppure Vesele vianoce
Sloveno:
 Vesele Bozicne. Screcno Novo Leto
Spagnolo:
 Feliz Navidad
Svedese:
 God Jul and (Och) Ett Gott Nytt År
Tailandese:
 Sawadee Pee Mai
Tedesco:
 Fröhliche Weihnachten
Turco:
 Noeliniz Ve Yeni Yiliniz Kutlu Olsun
Ucraino:
 Srozhdestvom Kristovym
Ungherese:
 Kellemes Karacsonyi unnepeket
Urdu:
 Naya Saal Mubarak Ho
Vietnamita:
 Chung Mung Giang Sinh
Yoruba:
 E ku odun, e ku iye'dun!

sabato 22 dicembre 2012

Un meraviglioso dono di Natale

Ecco, ne sono sicura, quest'anno ho ricevuto il più bel dono di natale che potessi desiderare. E con me lo hanno ricevuto tantissime persone, migliaia di persone stupende che hanno creduto, che hanno fatto volare il loro cuore. Sofia stanotte è stata operata e malgrado ci siano volute più ore del previsto, tutto è andato bene.  Alla 1,45 tutta la Sicilia e tutta l'Italia ha tirato un sospiro di sollievo: l'operazione è andata bene.
Se penso a come tutto è incominciato, stento a credere che in così poco tempo si sia riusciti a raggiungere la cifra necessaria, ma devo anche riconoscere che la volontà e la caparbietà di Antonio Faraci, il promotore della raccolta di fondi, hanno fatto il "miracolo". Di questi tempi così difficili, da un punto di vista economico, per tutti, vedere che così tante persone hanno voluto contribuire è una iniezione di ottimismo che fa bene all'anima. In tanti ieri abbiamo acceso una candela per simboleggiare con la sua fiammella, la speranza nel futuro e il calore dell'amore che ha circondato e circonda questa bimba. Migliaia di candele ieri hanno illuminato la sera e il loro calore è arrivato oltreoceano a scaldare il cuore di due genitori stretti nella morsa dell'incertezza ma sorretti da una grande speranza, quella di vedere un giorno, ormai non troppo lontano, la loro bellissima bimba camminare e correre senza problemi come una qualsiasi bimba della stessa età.
Il costoso intervento è stato eseguito da un bravissimo medico, un luminare per quanto riguarda la materia, il Prof. Picetti. Un medico, ma soprattutto un uomo dal cuore molto grande che per la sua opera non ha voluto nulla. A lui va il mio grazie e il grazie di tutta Taormina e dintorni. A Sofia va il mio grazie più grande: questa piccola bimba ha saputo tirare fuori da noi adulti tutto il meglio che era ancora dentro di noi, ma che avevamo seppellito sotto una coltre di egoismo e indifferenza. Grazie Sofia e buona vita!

martedì 4 dicembre 2012

quando il cuore mette le ali.......



.......vola leggero, attraversa il mare, sorvola le montagne e cavalcando le nuvole tocca col suo battito altri cuori magari stanchi, magari tristi e li rallegra. Ecco questo è successo a me. Il cuore alato dei cittadini di Taormina è volato fino a Faenza e ha fatto mettere le ali al mio cuore. Leggere della storia di Sofia una dolce bimba di tre anni che necessita di un intervento urgente mi ha fatto commuovere e non solo, mi ha dato la sveglia: cosa potevo fare io che non ho conoscenze "importanti" per aiutare? Beh, mi sono detta non è necessario conoscere ministri o vip (tanto quelli sono concentrati su se stessi per potermi ascoltare), di persone importanti (per me) ne conosco, gli amici di face book per esempio. Così ho iniziato a martellare sulla mia bacheca con appelli, spiegando il perché e il percome e sono arrivata perfino ad una radio del Nord Radio Hinterland, mettendo in contatto il DJ con il promotore della raccolta fondi per Sofia.Il tutto grazie a persone che conosco solo attraverso la rete, ma che un giorno mi piacerebbe proprio conoscere di persona.
Ed è così che le ali sono spuntate sul cuore di Monica, di Vicky di Mel e attraverso lui, mi auguro, dei suoi fan. In un momento come questo che stiamo vivendo ricco solo di scandali e di ristrettezze economiche vedere che tante tantissime persone comuni abbiano contribuito a voler raggiungere quell'obiettivo di 164.000 euro mi fa sperare di poter vedere di nuovo la parte migliore degli abitanti di questo Paese. Ora manca ancora uno scalino per raggiungere la meta, ma le ali ai cuori stanno spuntando a molti ...è come una malattia contagiosa e spero che questo virus dilaghi e contamini ancora e ancora.

lunedì 3 dicembre 2012

ciao MIW



Quindici anni fa entrasti nella nostra casa. Eri una cucciolina di tre mesi, vispa allegra e giocherellona. Giocavamo a nascondino, ti ricordi? Io mi nascondevo dietro le porte delle varie stanze e tu, come un "cane" da caccia seguendo il tuo fiuto mi trovavi poi emettevi un MIAOOOOOO e scappavi via a nasconderti sotto il letto! Hai dimostrato di essere un'abile cacciatrice come quella sera d'estate quando catturasti un piccolo pipistrello entrato nella nostra veranda e tenendolo delicatamente tra le tue fauci lo andasti a depositare gentilmente sulle gambe (nude) di Gegè, che non apprezzò molto devo dire facendo un balzo sulla poltrona e urlando a squarcia gola: SISIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!! Ti divertivi a nasconderti sotto i letti di Francesco e Chiara e al mattino, appena loro poggiavano, ancora mezzo addormentati, i loro piedi sul tappeto tu scattavi e glieli agguantavi, facendoli svegliare di colpo!
Hai passato con me le vacanze in Sicilia sopportando il viaggio in aereo con molto coraggio e crogiolandoti al sole siciliano per tutta l'estate.
Mi hai tenuto compagnia ai piedi del letto per tutti quei 70 giorni dopo l'operazione alla mia schiena che mi obbligava a stare "orizzontale" e quando col busto potevo alzarmi per qualche minuto, tu, come se lo sapessi bene, mi camminavi lontano come a evitare di toccarmi incidentalmente e farmi cadere.
Mi hai ricordato ogni giorno di riposare un po' la schiena sulla mia chaise longe per poi poterti acciambellare sulla mia pancia e ronfare beata.
Hai fatto la padrona di casa con gli ospiti come meglio non si sarebbe potuto fare, strusciandoti sui nuovi arrivati e invitandoli a seguirti nei tuoi appartamenti per far vedere loro dove erano le scorte di cibo e sabbietta, caso mai avessero "voluto" farti da cameriere.
Ora sei volata sul famoso ponte dell'arcobaleno dove tutti i mici e i cagnolini vanno quando lasciano questo mondo e dove hai ritrovato la tua verve giovanile. Ti immagino saltare correre e giocare ed essere felice, per questo non permetto alla tristezza di soggiornare qui. Dopo tutto questo è solo un arrivederci non un addio. Ciao MIW.

venerdì 16 novembre 2012

Lo spirito natalizio

Ormai manca poco più di un mese a Natale, ma quest'anno lo spirito del Natale è proprio finito....sotto spirito! Normalmente, negli scorsi anni, a quest'ora si può dire che avevo già acquistato tutti i regali, ma quest'anno non ho neppure voglia di pensare a cosa potrei regalare  ai vari famigliari e amici. Sarà che guardandomi in giro vedo negozi vuoti, poca gente allegra, pochi sorrisi. Già....... la crisi! Si sente eccome se si sente, la si percepisce, ci avvolge, ci addormenta i desideri.
A parte l'anno scorso che il Natale l'abbiamo passato in Sicilia, gli altri anni si cominciava a pensare già a ottobre-novembre al menù della cena della vigilia, 13 portate di magro da offrire agli amici che avrebbero riempito il nostro tavolo insieme ai nostri figli. Ecco un tavolo con dodici coperti, apparecchiato con cura, l'albero decorato sullo sfondo e i regali tutti appoggiati sotto......mentre lo chef (mio marito) dopo aver lavorato tutto il pomeriggio rifiniva i piatti da servire aiutato da me.
Quest'anno non ho voglia di confusione per cui saremo solo noi cinque.....anzi cinque e...mezza, per la prima volta finirò di ripulire e rimettere a posto decisamente molto prima delle tre e mezza del mattino come gli altri anni anche perché il giorno dopo ce ne andremo a fare il pranzo di Natale nelle Marche dai consuoceri.
Ora che ci penso......sarà il caso di cominciare a fare dieta perché se ben conosco la famiglia di mia nuora, mi sa che per alzarci da quel tavolo dovranno affittare una gru.
Comunque i Natali più belli sono stati quelli quando i miei figli erano piccoli, mi ricordo un anno (vivevamo in Calabria a Ortomatera) la vigilia tutta la famiglia, suoceri, cognata con marito e figli, erano a cena da noi. Visto che c'erano quattro bambini, mi sono messa d'accordo con la figlia della signora che mi dava una mano in casa, che, vestita da Babbo Natale portava i doni ai bambini del vicinato. Per portare i doni ai miei nipoti e ai miei figli, dovetti comprare una tovaglia molto grande, che cucii a mo' di sacco, nascondendolo nel sottoscala. Che meraviglia in quei visini quando si udì provenire dall'esterno il suono di un campanellino e poi bussare alla porta. Il sacco era talmente grande che a stento passò dalla porta di ingresso. Beh ora dovrò solo aver pazienza: l'anno venturo sicuramente la magia si ripeterà, poiché ci sarà una piccola bimba che guarderà con occhi sgranati i suoi doni di Natale, e sicuramente lo spirito natalizio ritroverà la strada di casa mia.

venerdì 19 ottobre 2012

...e anche lui se ne è andato

Ecco ora di grandi sportivi, di quelli che le vittorie le hanno conseguite solo grazie ai loro muscoli, alla loro tenacia senza utilizzare sostanze strane, non ne sono rimasti più. Dopo Coppi, dopo Bartali, ora anche Fiorenzo Magni se ne è andato a pedalare lassù.
Mi ricordo ancora quando ero bambina e vivevo a Villasanta in provincia di Milano e passavano i "corridori in bicicletta" che facevano le gare sfrecciando sulla strada principale del paese. Tutti, ma proprio tutti eravamo là sul ciglio della strada a incitarli, a urlare i loro nomi: anche io, anche se non sono mai stata una gran "sportiva", ma loro, i "corridori " sulle due ruote erano qualcosa di speciale. Ti saluto Fiorenzo, la tua ultima corsa ha come traguardo un posto senz'altro migliore. Tu puoi smettere di pedalare, noi che siamo quaggiù invece dovremo pedalare e pedalare tanto per rendere migliore questa nostra vita, dovremo pedalare al contrario per ritornare indietro a quel tempo dove lo spirito sportivo non conteneva sostanze chimiche dopanti, dove la lealtà era una cosa importante e dove parole come onestà,  rispetto, etica avevano ancora un significato.

martedì 2 ottobre 2012

2 ottobre 1981

Mia figlia Chiara ha iniziato ad essere impaziente di nascere già dal mese di agosto, quando ero al settimo mese di gestazione, costringendomi a letto per tutto il mese di agosto. All'epoca eravamo a Rogliano a passare l'estate e ci eravamo appena trasferiti in Friuli a Codroipo. A settembre rientrati a casa, dove scatole e scatoloni erano ancora lì ad aspettarmi per essere aperti, di nuovo la signorina mostrò segni di impazienza, tanto che anche se mancavano almeno due settimane alla data prevista del parto, chiamai il ragioniere della ditta dove lavorava mio marito (che era a Bari per una fiera del settore) e mi feci accompagnare all'Ospedale Civile di Udine visto che nè avevo la macchina e neppure avevo ancora il telefono in casa e sinceramente ero un tantino preoccupata di come avrei potuto fare se di notte avessi avuto bisogno di aiuto.
Passai quei quindici giorni a discutere con i medici che mi volevano spedire a casa (a 20 e passa km di lì) chiedendo loro se erano davvero sicuri che (vista la dilatazione già iniziata e le contrazioni continue) sarei stata sicura non avendo telefono e non avendo a disposizione nessuno che durante la notte poteva portarmi d'urgenza in Ospedale. Ha prevalso la mia testardaggine.
Arriva il 2 ottobre, ore 15. Cominciano le doglie, sempre più forti e io da brava paziente, scendo dal letto e mi avvio verso la sala travaglio avvisando l'ostetrica che sono cominciate le doglie.
Sbuffando (non ci credeva perchè la sottoscritta né si lamentava né faceva sceneggiate) mi fa sedere su un lettino e mi attacca al monitoraggio. Le doglie aumentano, lei dice che non è vero: il monitoraggio non segnala nulla. Le doglie si fanno sempre più forti, chiamo l'ostetrica dicendole che se non si sbrigano a portarmi in sala parto la figlia la scodello lì! Lei mi da della visionaria, il monitoraggio non segnala nul.........splash.......si rompono le acque e con mia grande gioia le lavo i piedi.
Finalmente vengo portata in sala parto. Non starò a raccontare in quale modo mi hanno fatto partorire come mi hanno semi distrutta le parti basse, voglio solo ricordare con gratitudine un'ostetrica che riuscì a fare respirare mia figlia che ormai era diventata nera per mancanza di ossigeno.

lunedì 17 settembre 2012

e anche questa estate giunge al termine.....

Radio Capital con le sue canzoni mi sta tenendo compagnia, riempie un po' di quel vuoto che hanno lasciato gli amici appena partiti. E' stata un'estate lunga, quella di quest'anno a Giardini Naxos, un'estate iniziata il 28 giugno e ora il 17 settembre in via di "estinzione". Appena sistemata casa partirò anche io per Faenza dove vivo.
Quest'anno c'è stato un po' di andirivieni, tra figli e amici e a parte il mese di luglio che ha visto mia cognata andare in "vacanza" in ospedale, invece di venire qui come tutti gli anni, la compagnia non è mancata.
Oggi sono partiti anche Fulvio e Fiorella, due amici conosciuti attraverso internet circa sei-sette anni fa in uno dei tanti gruppi google e incontrati per la prima volta qualche anno fa. Due ospiti davvero meravigliosi, di quelli che speri ritornino ancora. E' stato anche l'incontro con una nuova amica di Facebook, Monica, che casualmente avrebbe passato qualche giorno proprio qui a Giardini in un B&B vicinissimo a casa mia. Una persona solare, divertente, simpatica. Bene ora sono partiti tutti e io per non sentirmi troppo sola ho già iniziato con le grandi pulizie di fine stagione per chiudere casa. Forse ritornerò per capodanno, non lo so. Ora non possiamo fare programmi precisi, l'importante è sapere che qui ho una casa che è sempre pronta ad accogliere noi e i nostri amici. Hasta luego Giardini-Naxos, a la proxima ves!

lunedì 27 agosto 2012

Come vedevo il mio futuro

Ecco vi è mai capitato quando avevate tredici, quattordici anni di pensare come sareste stati nel futuro? A me si. Anche perché essendo nata nel 1946 vedevo l'anno 2000 come un futuro lontano, quasi quasi me lo figuravo con le astronavi e la possibilità di andare a villeggiare sulla luna. A quattordici anni mi misi a pensare come sarei stata nell'Anno del Signore 2000. Fatti due conti mi immaginai a 54 anni, ecco come mi vedevo: una vecchietta canuta seduta sul dondolo con in mano i ferri da calza circondata da due o tre nipotini che mi chiedevano ....nonna, nonna, raccontaci una favola.
Ora mi viene da ridere se penso a questa mia proiezione nel futuro, niente ma proprio niente è come me lo ero immaginato. Siamo nel 2012 e canuta sì, sono canuta ma solo perché ho vinto la mia battaglia contro il volere di marito e parrucchieri vari sostenitori delle tinture per capelli. Sul dondolo? beh a casa ce n'è uno ma non mi ci siedo più da quando ninnavo mia figlia. I ferri da calza? Oddio qualche volta faccio qualcosina ma poco per via dell'artrite alle mani, preferisco ricamare a punto croce o costruire collane e orecchini. Insomma cosa c'è oggi in comune con quella visione? Una cosa c'è, una cosa bellissima: a febbraio finalmente diventerò veramente nonna. Da sei anni il mio nick name sui gruppi Google è Nonna Sisi, bene dopo aver usurpato il titolo posso finalmente dire........ORA RISPECCHIA LA REALTA'!

mercoledì 15 agosto 2012

Ferragosto

Ci sono stati tanti ferragosto passati all'insegna dell'allegria e delle gran mangiate, ma ci sono due ferragosto che per me sono solo ricordi tristi. Il primo quello del 1984. Avevo traslocato da poco di più di un mese dal Friuli alla Calabria e la casa che avrebbe dovuto ospitarci non era ancora pronta: mancavano i pavimenti, gli infissi e i sanitari. Così per non appesantire la situazione famigliare dei miei suoceri impegnati con l'arrivo del primo nipotino della figlia, io e i miei figli ci trasferimmo con la roulotte in campeggio a Scalea, mentre mio marito come al solito faceva su e giù per l'Italia per il suo lavoro. Già da qualche tempo mio padre stava male ed era stato ricoverato in ospedale per lunga degenza poco fuori Verona dove da tre anni si erano trasferiti i miei genitori. Io non potevo fare molto per aiutare mia madre ad assisterlo, con due figli piccoli da accudire, senza l'aiuto di nessuno e senza una macchina con cui potermi muovere da Scalea. telefonavo spesso al medico che l'aveva in cura, ma forse per tenermi tranquilla, forse per pietà, non lo so, non mi diceva la vera situazione. Ad agosto, sempre in attesa che la casa fosse completata, da Scalea ci trasferimmo tutti, noi, suoceri, cognata e nuovo nato a Rogliano nella casa di famiglia di mia suocera: una casa antica con scale scalette e locali dislocati su diversi livelli. Arrivò anche il 15 agosto e la giornata passò con il solito pranzo in famiglia, tranquilla, col solito caldo ferragostano. Alle 20,45 una telefonata: era il frate che seguiva gli ammalati dell'ospedale dove stava mio padre: con poche parole mi disse che mio padre stava morendo, che sarebbe stato opportuno, se volevo salutarlo per l'ultima volta, partire al più presto. Ecco se mi avessero tirato un mattarello in testa non mi sarei ritrovata più stranita. Non so come riuscii a raccogliere quattro cose in un borsone mentre mio marito metteva in moto la macchina. Alle 21,30 eravamo già all'imbocco dell'autostrada del Sole, pronti ad affrontare il lungo viaggio notturno che ci avrebbe portati dalla Calabria al Veneto. Poco prima di mezzanotte la macchina ci lasciò a piedi proprio poco dopo Salerno. Angoscia, disperazione, ricerca di un telefono del soccorso ACI, lunghi squilli a vuoto e poi finalmente una voce che risponde un po' seccata vista l'ora. Gli spieghiamo che la macchina non va più e che noi dobbiamo raggiungere al più presto Verona perché mio padre sta morendo. La voce diventa più gentile e ci assicura che arriverà al più presto. Dopo mezz'ora ecco il carro attrezzi, l'autista da un'occhiata alla macchina, scuote la testa e ci dice che per ripararla ci vorrà almeno una settimana perché ci vogliono pezzi di ricambio che l'officina (chiusa per ferie) non ha. Ma che stiamo tranquilli, lui ci accompagna in stazione dove possiamo prendere un treno per il nord. Arriviamo in Stazione a Salerno, mentre aspettiamo un treno per Napoli, mio marito telefona all'aeroporto di Napoli per prenotare due biglietti aereo per Milano, dove avremmo preso una macchina a noleggio e raggiunto Verona. Arriviamo a Napoli, in taxi ci facciamo portare all'aeroporto dove (erano le 3 e mezza del mattino) non vogliono farci entrare per motivi di sicurezza. Raccontiamo alla guardia di turno tutta la nostra vicenda e quella presa a compassione ci fa entrare nella sala di attesa, dove cerchiamo di riposare un po' in attesa del volo. Alle sei del mattino, prima di imbarcarci, telefono a mia madre a Verona per sapere come stava mio padre: " è morto ieri sera alle 21,30" mi dice fra le lacrime mia madre. Ecco proprio quando imboccavamo l'autostrada.
Ferragosto 2001: dopo tanto tempo e tante attese ero riuscita a prenotare per mia madre un mese in lunga degenza e poter fare un po' di vacanza anche io, che ne avevo veramente bisogno. Erano quattro anni che accudivo mia madre non più autosufficiente ed ero arrivata proprio allo sfinimento. Tanto per cambiare partiamo per la Calabria dove avrei dovuto passare un periodo di vacanza al mare dividendo la casa presa in affitto con mia cognata e famiglia. Il 14 agosto.......la solita telefonata. Dal centro a lunga degenza mi avvisano che hanno dovuto ricoverare mia madre (92 anni) in ospedale perchè ha qualche problema di cuore. Ma di stare tranquilla perchè è tutto sotto controllo. Chiedo se devo partire subito e.....no ...no....non si metta in viaggio proprio a ferragosto, non è il caso. Allora con mio marito decidiamo di partire il 16. Mi preparo e alla 1,30 del mattino del 16 agosto, mio figlio mi chiama dicendomi che la nonna è morta. ormai siamo svegli, carichiamo il bagaglio in macchina e partiamo. Mi piace pensare che mio padre da lassù sia andato a prendere mia madre, ma che abbia trovato traffico e che abbia ritardato di quella manciata di ore che segnavano il  17° anniversario della sua dipartita.

domenica 22 luglio 2012

C'è qualcuno nel giardino!!!!!!!

Era l'autunno del 1982 e noi al tempo vivevamo a Codroipo, in Friuli. Abitavamo in una villetta circondata da un bel giardino, che confinava con la strada, la via Latisana. Spesso, per non dire quasi sempre, ero sola con i miei figli Chiara, che al tempo aveva un annetto, e Francesco che ne aveva 5 e mezzo, perché il marito era in giro per l'Italia per lavoro. Erano quasi le undici di sera e il mio cane Help, che era chiuso nel garage sottostante l'appartamento (garage grande quanto l'appartamento stesso) continuava ad abbaiare. Non era da lui. Allarmata faccio il giro di tutte le finestre per vedere se qualche male intenzionato è entrato nel giardino, ma no, non c'è nessuno! Eppure Help continua ad abbaiare...... Apro con molta circospezione la porta di casa che da su un balcone che gira tutto intorno e che finisce in una piccola scala di pochi gradini che scende al giardino e mi metto in ascolto. Ordino al cane di tacere (e pare strano, ma mi ubbidisce) e tendo l'orecchio.......scriiiiiiicck.....scrooooock.......sembra che qualcuno passeggi sulle foglie secche, ma non c'è anima viva, e i fantasmi mica fanno rumore quando camminano!! mi avvicino all'aiuola e scavo tra le foglie. Sorpresa! Un piccolo riccio stava lì cercando di farsi una tana per l'inverno alle porte. Con grande cautela, dicendogli parole tranquillizzanti, metto una mano sotto di lui e con l'altra gli accarezzo gli aculei. Poi lentamente, per non farlo spaventare, lo sollevo e lo porto in fondo al giardino dove avevamo accumulato i rami delle potature degli alberi e lo depongo lì vicino. Quasi avesse capito, il riccio mi guarda e poi con calma si dirige sotto quella caverna di rami e foglie e....scompare.
Passano i mesi, il freddo inverno friulano ormai è un ricordo e la primavera con i suoi profumi e colori ha già rivestito a nuovo il giardino. Data la bella giornata con i bambini e il cane siamo tutti fuori a giocare sul prato quando all'improvviso vedo Help che si blocca e annusa qualcosa per terra......vado a vedere e.......guarda guarda chi si rivede! Il riccio! Sembra incredibile, ma si è fatto prendere in mano senza richiudersi e si è lasciato coccolare! Forse si ricordava di me? Non lo so, ma mi piace illudermi di essere riuscita a comunicare anche con lui.

domenica 15 luglio 2012

11 febbraio 1963

Era una bella giornata serena e fredda milanese. Al tempo l'11 febbraio era vacanza a scuola e io e mia cugina, dato che era carnevale, avevamo deciso di organizzare una festicciola nel pomeriggio a casa mia per gli amici e compagni di scuola. Già dalle prime ore del mattino con l'aiuto di mia madre avevamo cominciato a preparare chiacchiere e frittelle e aspettavo che il compagno di banco di mia cugina Clelia (poi diventato suo marito) mi passasse a prendere con il suo Maggiolone per andare al supermercato a comprare le ultime cose, panini, pan carrè, il necessario per gli stuzzichini e le bibite. Unica concessione all'alcool, qualche birra piccola, ma non molte perchè allora noi ragazzi preferivamo aranciate e coca-cola. 
Alle 10,30 circa suona il campanello e io scendo con la lista delle cose da acquistare. Andiamo al super, prendiamo tutto, carichiamo in macchina e ci avviamo verso casa mia. Eravamo arrivati all'incrocio di viale Gran Sasso e via Donatello e ci eravamo pressocchè fermati un po' oltre lo stop, perchè all'epoca sulla sinistra dell'incrocio stavano facendo grossi lavori di edilizia. Avevano abbattuto la fabbrica della Berkel (sì quella delle bilance di precisione) e stavano costruendo un residence al suo posto. Il largo marciapiede era quasi del tutto occupato da staccionate di legno e così non si riusciva a vedere niente del traffico che arrivava dalla sinistra su Viale Gran Sasso. Come dicevo eravamo fermi all'incrocio col muso della macchina che sporgeva oltre lo stop. Erano le 11.55 e un camion che viaggiava non certo a velocità ridotta (e con il guidatore che stava discutendo con il suo vicino, invece di prestare attenzione alla strada) ci prese in pieno nella parte anteriore sinistra della macchina, proprio sul serbatoio. Dopo un paio di giri su se stessa, l'espulsione del guidatore dalla portiera aperta e dopo che nell'urto io avevo sfondato con la testa il parabrezza, la macchina prese fuoco. Fortunatamente una persona si accorse che nell'auto c'era qualcuno e sfidando le fiamme e ustionandosi le mani riuscì ad aprire la portiera e tirarmi fuori. In quel frangente riportai svariate brutte ustioni di terzo grado (poi risolte con trapianti di pelle), ma riportai la pellaccia a casa. Ricoverata al Fatebenefratelli dopo tre ore e passa di "coma" riemersi nella realtà. Sentivo voci sommesse che accanto a me mi chiamavano e riconoscendo quella di mia madre chiesi: "dove sono?" e lei " sei all'ospedale, hai avuto un incidente" e io" mamma avvisa gli invitati alla festa che per oggi non si farà, non vorrei che pensassero che gli faccio un bidone" e serenamente ripiombai nell'incoscienza.

sabato 7 luglio 2012

...e anche quest'anno è arrivato......


ed è passato. Puntuale come la guardia di finanza, si è presentato alle primissime ore del mattino di mercoledì   4 luglio, con il suo carico. Beh, il carico o meglio il "carichino" me lo lascia a rate, ogni anno un pochino, che forse spera che io non me ne accorga che aumenta il peso, ma io non sono fessa, me ne accorgo, ma faccio finta di niente, anzi, ci scherzo sopra, e quest'anno che di questi "carichini" me ne ha lasciati 66 mi sono auto regalata una torta gelato tutta decorata (su mio specifico ordine), dal mio pasticcere preferito, per dire a chi non l'avesse ancora capito, che io sono una "diavola" di donna, malgrado gli acciacchi, malgrado tutto, sono una "diavolessa" che non si lascia fregare dal  caro signor Compleanno!

mercoledì 27 giugno 2012

Giardini Naxos



E domani prenderò l'aereo e come tutte le estati da sette anni a questa parte mi trasferirò per tre mesi nella mia casa di Giardini Naxos. Non vedo l'ora di lasciare l'afa del Nord per scaldare le mie ossa al caldo del sud e caldo sarà caldo, almeno così dicono le previsioni.
Mi sembra ieri quando il 1 novembre del 2005 abbiamo firmato il rogito della casa. Ricordo come fosse ieri che ero partita da Forlì indossando una tuta calda con maglioncino a collo alto e il giaccone imbottito perché qui a Faenza faceva freddo, mentre quando sono arrivata all'aeroporto di Catania ho cominciato a fare lo spogliarello perché c'era un caldo da morire - 30 gradi. Avevo già in uso dall'estate appena trascorsa la casa e fortunatamente avevo lasciato del vestiario estivo, così appena arrivata a casa grondante di sudore, mi sono sentita rinascere dopo una doccia e aver indossato un prendisole di lino.
Per qualche anno anche Miw, la mia gatta, ha viaggiato in aereo con me facendosi lunghe vacanze in Sicilia. Ora è troppo vecchietta e l'aereo non fa più per lei, per cui domani prima di partire la porterò a casa della mia amica Anna che come al solito la accoglierà e curerà per il periodo estivo.
Quest'anno avrò ospiti a rotazione fino a settembre: ho accuratamente programmato i periodi in modo da poter godere della compagnia di tutti senza troppi stress. Bene, la valigia è pronta, la casa è in ordine, tutto è stato sistemato.........posso partire: SICILA ARRIVO!!!!!!!!!

domenica 10 giugno 2012

IL PODERONE

Oggi non scriverò del passato, ma del presente e in particolar modo di oggi. Alla ricerca di come passare la domenica, il mio consorte e io ci siamo messi in macchina e abbiamo raggiunto Campigna, una località situata nel centro del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi proprio vicino al passo Calla. Certo prima il mio signor consorte si era ben documentato in internet, così siamo arrivati a colpo sicuro al Poderone, un posticino veramente bello, circondato da verdi boschi e con una vista mozzafiato tutta intorno. Per arrivarci abbiamo percorso la ss 310 da Forlì, passando per Santa Sofia.  Di curve ce ne sono un sacco e io le ho odiate tutte perché essendo domenica dall'altra parte arrivavano giù numerosi gruppi di ciclisti in gara e di motociclisti che presi dalla gioia di cavalcare le loro due ruote, molto spesso occupavano il centro della sede stradale rischiando di spiattellarsi come dei moscerini sul nostro parabrezza. Lasciata la strada asfaltata, abbiamo percorso un tratto di strada sterrata in discesa immersa tra alti alberi, poi, all'improvviso ecco che si è aperto l'orizzonte mostrandoci una vecchia casa in sasso dove altre persone attendevano di pranzare. Una cosa è molto importante fare se si vuole godere della cucina del Poderone: prenotare e arrivare perfettamente in orario alle 13, non sono ammessi ritardi. E non esiste un menù: ci si siede e si aspetta di scoprire quali delizie le esperte mani della proprietaria ha preparato per i suoi ospiti. C'erano alcune famiglie con tanti bimbi piccoli che con il loro cicaleccio, qualche urlo e molte risate rendevano allegra l'atmosfera. Ogni piatto servito è stato una scoperta di delicati sapori: le piccole bruschette hanno aperto le danze, poi una porzione di lasagna con asparagi selvatici e stridoli e piselli, leggera e delicata dove i sapori si fondevano alla perfezione fra loro. Sono seguite delle tagliatelle con ragù di carne e prugnoli, una sfoglia sottile ma che non perdeva la sua consistenza. Un misto di arrosti di anatra e galletto con patate al forno, sapori antichi, cotti alla perfezione e per finire un semifreddo a base di mascarpone e panna guarnito di cioccolato colato. Per me non è facile mangiare così tanti piatti senza sentirmi pesante come un elefante alla fine del pasto, ma stavolta non ho fatto nessuna fatica a mangiare tutto, ad arrivare fino in fondo senza problemi, perché ogni portata era stata cucinata con la sapiente dosatura dei condimenti. Alla fine un buon caffè e due chiacchiere con la proprietaria, una gentile e simpatica signora della mia generazione che ha saputo creare nel suo agriturismo la stessa atmosfera che si respirava nelle famiglie di una volta quando la domenica intorno al desco si radunava tutta la famiglia. E' stata una piacevole scoperta e sono sicura che non mancheremo di tornare, magari a passare un paio di giorni usufruendo della possibilità di avere una camera.
l'esterno
 la sala da pranzo


il vecchio camino

il panorama

giovedì 31 maggio 2012

Messico e.....nuvole

 Nel luglio del 2003 la mia figliola ed io ci siamo regalate un viaggio-vacanza in Messico. Un volo lunghissimo ci ha portate in una terra piena di colori, di storia e di natura selvaggia. Visto che eravamo due donne sole ho preferito fare base a Playa Maroma, un villaggio vacanze molto ben attrezzato, dove era possibile sfruttare oltre alla spiaggia e alle piscine e  naturalmente a tutti i comfort possibili, anche la possibilità di fare delle gite nei luoghi più famosi del posto. Abbiamo visitato così Tulum, Chichén Itza, i cenote, Cancun, Playa del Carmen, ma quello che più ci ha affascinato è stata la fauna: incredibile quanti animali e uccelli coloratissimi abbiamo potuto vedere da vicino. E' stata una vacanza allegra anche se io e Chiara eravamo come due mosche bianche, in quanto il 98% degli ospiti di Playa Maroma erano giovani coppie in viaggio di nozze. Sì c'era tanto amore che permeava quei posti, ma anche tanta allegria, tanta gioventù.
mimetizzato nel verde un verde pappagallo

Spesso uscendo dalla nostra camera e percorrendo i sentieri che portavano nelle zone ristorante si facevano incontri inaspettati, come questo pappagallo verde perfettamente mimetizzato fra le fresche frasche.
 Visitare a Chichén Itzà le antiche costruzioni Maya è stata un'emozione fortissima soprattutto se dopo essere saliti in cima senza troppi problemi, si doveva scendere. Abbiamo viste scene allucinanti: chi scendeva stando seduto sui gradini e scivolando di gradino in gradino.......
 ......chi scendeva tenendosi saldamente afferrato alla corda fissata in mezzo alla scalinata, chi addirittura sfidando le leggi della gravità scendeva di corsa, mettendo a serio rischio la sua incolumità, chi facendosi prendere da un terrore cieco si rifiutava di scendere.....noi ce la siamo cavata bene: siamo scese stando coi piedi paralleli sui gradini (che erano veramente stretti) con la tecnica che si usa in montagna.
 Un cenote è come una grande pozza profonda, molto profonda dicono che lì venivano buttati esseri umani come offerte agli dei...beh....non ho voluto controllare di persona.
 A Cancun non poteva mancare la foto che immortala la "mia scimmietta" con due sue sorelline, erano molto carine, hanno cercato pidocchi in testa di Chiara per 10 minuti poi, non trovandone, si sono rassegnate a farsi fotografare.
 A Tulum oltre alle rovine dei templi Maya ci siamo divertite un sacco a fotografare le iguane, di tutte le dimensioni, alcune anche ragguardevoli, sembravano dei piccoli dinosauri. Timide ma non troppo, si lasciavano fotografare volentieri, era sufficiente non andar loro troppo vicino.
 Chi c'è sotto il sombrero?


Bellissimi pappagalli colorati (quelli ai lati)










Tulum

domenica 20 maggio 2012

Sibari e la tromba marina

Era il 1990 e come tutti gli anni l'estate io e i figli andavamo con la nostra roulotte al Sibari Camping. Il campeggio era molto vasto circa 10.000 mq immerso in una bellissima pineta con una grande e lunga spiaggia lambita dalle onde del Mar Jonio. Quell'anno la roulotte l'avevamo piazzata vicino al mare nella prima linea di pineta così non dovevamo fare più di 50 metri per andare a spaparanzarci sulla spiaggia. Quell'anno oltre a Francesco e Chiara con noi era venuto, nostro ospite, anche William, amico ed ex compagno delle medie di Francesco e pertanto per loro avevamo piantato vicino alla roulotte una piccola canadese così i due ragazzi si sarebbero sentiti più liberi e indipendenti. Quel giorno era iniziato come tutti gli altri: il sole splendeva alto nel cielo, il caldo era giusto e il mare era tranquillo. La mattinata era trascorsa tranquilla fra spiaggia e mare, all'ora di pranzo avevamo pranzato sotto la veranda della roulotte, un grande telo blu agganciato alla roulotte da un lato e teso e legato agli alberi vicini poggiante ai suoi due paletti ben agganciati al terreno con gli opportuni paletti. Quando sistemavo la roulotte non lesinavo mai in cordini e paletti perché temevo sempre che il vento potesse far vela sul telo della veranda e me lo strappasse via. Erano circa le quattro del pomeriggio, quando all'improvviso vediamo da lontano una tromba d'aria che dal mare si avvicina a terra. Di corsa raduno i figli e l'amichetta di mia figlia, la cui roulotte era troppo lontana per essere raggiunta, e andiamo alla nostra roulotte. Un vento caldo e violento si era alzato e continuava ad aumentare. Per paura che il telo della veranda facesse rovesciare la roulotte decisi di smontarlo, ma i nodi fatti ai cordini erano troppi e il tempo a disposizione era troppo poco. Presi una decisione immediata e con il coltello più affilato che avessi cominciai a tagliare tutti i cordini e sfilare la veranda dalla sua guida. Radunai tutte le cose che avevo all'esterno, aiutata dai ragazzi e le buttammo sotto la roulotte e poi di corsa tutti dentro, pregando fra me e me che la tromba marina non mi prendesse in pieno. Nel frattempo sulla spiaggia alcuni coraggiosi aiutavano un surfista che era in mare a tornare a terra e il fuggi fuggi aumentava, come aumentava la forza del vento che aveva cominciato a strappare ombrelloni, canotti e quant'altro trovava sul suo cammino. Per far stare tranquilli i ragazzi tirai fuori le carte da gioco e ci mettemmo a giocare alla vecchia, mentre dal finestrone della roulotte vedevamo passarci accanto un grosso gommone con tanto di motore. Pregai che non venisse a sfracellarsi contro di noi e continuai a giocare a carte. Beh, quella volta ci andò proprio bene: a parte la canadese strappata e ai vestiti dei ragazzi bagnati e pieni di sabbia non avemmo ulteriori danni. Il problema fu riuscire a rimettere in sede la veranda poiché per poterla bloccare bene non avevo più dei cordini belli lunghi ma tanti pezzi di cordino che dovetti unire con tanti bei nodi da marinaio: del resto ero o non ero figlia di marinaio?

giovedì 17 maggio 2012

Storia di un servizio da Vov


Correvano gli anni '20 del secolo scorso e mio nonno Pietro Chiaffoni, padre di mia mamma, lavorava come ispettore per una grande società assicurativa la Imperial Regia Privilegiata Compagnia di Assicurazioni Generali Austro- Italiche fondata a Trieste nel lontano 1831, che oggi semplicemente è conosciuta come Assicurazioni Generali. Il suo lavoro consisteva nel seguire le pratiche assicurative che riguardavano i contadini, gli allevatori del veneto e dell'Emilia Romagna, laddove qualche accidente atmosferico avesse rovinato il raccolto o qualche malattia avesse ucciso il bestiame. Per questo motivo mio nonno viaggiava spesso per le cittadine agricole Emiliano Romagnole e più di una volta era capitato a Faenza, cittadina con forte propensione agricola ma nel contempo famosa per le sue ceramiche. Era un uomo che non dimenticava mai di portare un qualche ricordo alla sua adorata moglie, mia nonna Clelia, che si dilettava molto in cucina e nelle preparazioni di Rosoli e soprattutto di VOV fatto in casa sì, ma con la ricetta originale del signor Pezziol che la nonna conosceva poichè tutti e due erano originari di Mestre. Fu credo nella seconda metà del 1920 che il nonno arrivato a Faenza per lavoro probabilmente si innamorò dei lavori di un grande ceramista del momento Aldo Zama e a lui commissionò un servizio da VOV per mia nonna. Quel servizio fu tenuto in grande pregio e custodito con grande amore, tanto che quando la seconda guerra mondiale arrivò a Verona con bombardamenti e occupazione tedesca, la nonna pensò bene di portare tutte le sue cose preziose, i servizi di piatti, i bicchieri di cristallo, il servizio da VOV e il corredo nel paesello di campagna dei fratelli del nonno e fece seppellire il tutto custodito in grandi bauli nell'orto. Passò la guerra, il piccolo tesoro fu dissotterrato e ritornò a far bella mostra di sé in casa. Gli anni passarono mia madre si sposò e la nonna le diede il famoso servizio come dote. Piatto, caraffa e bicchierini imballati e protetti presero la via per la Lombardia e giunsero a Villasanta, allora un piccolo paese alle porte di Monza. Qualche anno dopo la famiglia si trasferì a Milano e lì il servizio fu posto in bella mostra sulla credenza della sala da pranzo. Nel 1981 i miei genitori ritornarono a vivere a Verona e il servizio tornò nella città dove già aveva vissuto per tanti anni, sempre nella stessa casa, ma nell'appartamento al piano superiore a quello che era stato di mia nonna che nel frattempo aveva raggiunto il marito nell'aldilà. Nel 1993, mia madre ormai piuttosto in là con gli anni (ne aveva 82) non poteva più vivere da sola in quella casa a Verona, e così un bel giorno me la sono portata a vivere con noi. Ho regalato tutto il regalabile, ho venduto tutto il vendibile, e a parte una cassapanca antica, il pianoforte e alcuni servizi ai quali ero affezionata (tra i quali il servizio da VOV) ho smontato la casa di Verona e l'ho messa in vendita. Il famoso servizio è così arrivato a casa mia sapete dove? a Faenza da dove era partito circa 70 anni prima.

venerdì 11 maggio 2012

Alla scoperta dell'Europa del Nord




Era il luglio del 1994  figli, marito e sottoscritta con il loro bel camper nuovo nuovo si sono avventurati verso le terre dei Vichinghi. Abbiamo attraversato tutta la Germania e siamo arrivati al porto di  Travemünde dove una nave traghetto ci ha portati sulla sponda svedese a Trelleborg. Paesaggi e città inconsuete per noi italiani. Traffico ordinatissimo dove vaste piste ciclabili venivano percorse da centinaia di persone in bicicletta, tutte col casco e il giubbotto catarifrangente (proprio come da noi), tutte rispettosissime del codice stradale....insomma mi pareva di vivere in un film di fantascienza. Stoccolma ci ha accolto con la cerimonia del cambio della guardia reale e con le sue vie del centro esclusivamente pedonali. Ci siamo diretti a nord perché nelle nostre intenzioni c'era quella di arrivare al circolo polare artico. Bellissimi paesaggi di un verde brillante, fiordi, laghetti uno infilato dietro l'altro come tante perle di una collana. Le nuvole poi, mai visto tante nuvole e noi ci si divertiva a vedere in esse personaggi, cose. Le strade ....deserte, ogni tanto nascosta fra gli alberi, spuntava una


 piccola casa con il suo pennone piantato nel giardino sulla cui cima sventolava la bandiera. Viaggiavamo per ore ed ore senza incontrare una macchina e quando questo avveniva eravamo euforici: dunque c'era vita anche lì!! Che pace, che tranquillità, che verde.......che noia! Bello il paesaggio il primo giorno, carino il secondo, ma il terzo cominciavamo ad avere la nausea di tanta solitudine e devo dire che cominciavamo a capire l'alto numero di suicidi e di alcoolizzati che c'erano lì. Abbiamo visto il sole di mezzanotte, ci siamo fatti letteralmente mangiare vivi da zanzaroni grossi come elicotteri e abbiamo detto....basta, si torna indietro e si va in Danimarca! Ecco....LA VITA!!! Copenhagen, città bellissima, viva, allegra, anche con quella pioggerellina insistente, fine fine, che entrava nelle ossa. Ci siamo girati la città bevendo mangiando questa allegria come fossimo stati viandanti che si erano persi nel deserto. Poi al campeggio beh! finalmente ho potuto parlare, anzi, come dice mio marito, attaccare bottone con qualcuno che parlava la mia lingua: camperisti italiani provenienti dalla Sicilia.


Quel giorno era il mio compleanno e proprio quella sera si giocava una semi-finale di calcio Italia Nigeria. Mio marito era molto triste perchè noi non avevamo un televisore sul camper, ma quei camperisti siciliani sì! E allora come nelle mie migliori tradizioni parto lancia in resta a chiedere loro se mio marito poteva andare da loro a guardare la partita. E' ovvio che la risposta è stata sì. L'Italia ha vinto e allora ho aperto il frigo e ho preso il Magnum di Champagne che avevamo portato per brindare al mio compleanno e l'ho portato in mezzo alla bolgia italiana per brindare tutti insieme ai miei anni e alla vittoria dell'Italia. Non ci crederete mai, ma quei camperisti siciliani li abbiamo reincontrati qualche anno dopo in campeggio a Sibari ed erano nostri vicini di piazzola. Quando il destino decide che le nostre strade si debbano incrociare, puoi andare in capo al mondo ma le strade si incrociano lo stesso.

lunedì 7 maggio 2012

EURODISNEY



Aprile 1994, approfittando delle vacanze pasquali ci prendiamo una settimana di vacanza col nostro nuovo camper e decidiamo di far felici i figli (ma è proprio vero che volevamo far felici loro e non noi genitori?) e andare a EuroDisney in Francia. Partiamo dall'Italia con la primavera e arriviamo a EuroDisney  con la....neve. Poco male. Il nostro camper è ben riscaldato e il parcheggio di EuroDisney ben attrezzato.







Non so se le facce più stupite fossero quelle di Chiara e Francesco o quella mia e di mio marito davanti alle attrazioni e al paesaggio fantastico che si è aperto davanti ai nostri occhi una volta passato il cancello di entrata, fatto sta che ci siamo divertiti moltissimo sulle attrazioni e a passeggiare sulla Main Street dove a orari stabiliti tutti i personaggi dei cartoons passavano in corteo. Abbiamo assistito a spettacoli e mangiato nei localini arredati con grande fantasia del mondo Disneyiano. Certo che già allora comprare qualche souvenir era veramente dispendioso e così abbiamo preferito evitare di fare spese pazze anche se le tentazioni erano tante.
 Nel viaggio di ritorno verso l'Italia abbiamo attraversato molte cittadine molto carine, abbiamo visitato Versaille e Avignone, abbiamo comprato le famose baguette e le abbiamo tenute religiosamente sotto l'ascella come facevano i francesi, abbiamo festeggiato la Pasqua comprando tutta una serie di patè e formaggi in un negozietto di salumeria beccato per puro caso mentre passavamo col camper. Arrivati al confine ci siamo dovuti fermare e mettere le catene (e meno male che le avevamo) perchè durante la notte aveva nevicato talmente tanto che la strada era impercorribile senza. Ormai sono passati tanti anni e chissà quante novità ci sono da vedere e io mi sto chiedendo.......c'è nessuno di voi che ha da prestarmi dei figli (diciamo adolescenti) per avere la scusa di tornare là?







venerdì 4 maggio 2012

Una gaffe al sole di Sicilia


Era l'agosto 1983 e mio marito ed io eravamo riusciti a fuggire per qualche giorno di vacanza da soli (i due figlioletti erano in Calabria affidati ai nonni paterni) in Sicilia. All'epoca ancora non la conoscevo molto bene questa bellissima terra, c'ero stata solo una volta sempre con una "fuitina" estiva di pochi giorni che mi aveva permesso di salire sulla cima dell'Etna. Questa volta avevamo deciso di fare un giro sulla costa e ci eravamo fermati col nostro amico Alfio (Catanese doc) a Siracusa, dove dopo aver visitato il teatro e l'orecchio di Dionisio, girato per Ortigia e per la vecchia Siracusa ci eravamo finalmente diretti al porto attratti dallo spuntare all'orizzonte di una meravigliosa serie di alberi e sartiame di un veliero. Con fare noncurante ci avviciniamo sul molo per ammirare quella bellissima nave in fasciame di mogano con le scritte in oro e una falla notevole sul fianco. Batteva bandiera inglese e sul ponte si affaccendavano diverse persone per cercare di sistemare il guaio che li aveva portati ad attraccare nel porto. Erano tutti inglesi, lo si capiva ascoltando i loro discorsi. Io per prendere in giro mio marito, calabrese, e il nostro amico Alfio, siciliano, continuavo a magnificare quanto fossero belli alti e biondi quei ragazzi a bordo della nave. A un certo punto arriva una jeep con a bordo un bellissimo ragazzo biondo con dei ricci che splendevano al sole come raggi dorati e due occhi di un azzurro così intenso da farmi esclamare: "altro che Paul Newman....questi inglesi han occhi stupendi!"......beh avevo parlato a voce troppo alta: il ragazzo della jeep si gira, mi guarda ed esclama: Siculo sono signora! e se ne va lasciandomi di sasso. Certo la dominazione Normanna ne ha lasciati di segni da queste parti!

domenica 15 aprile 2012

MIW e i dolci di Natale

Lo so, lo so Natale è passato da un pezzo, ma poco fa leggendo un intervento su Face-book sul fatto che i gatti amino i dolci, mi è tornato in mente questo episodio molto divertente (almeno per me) di un natale di parecchi anni fa.
Come tutti gli anni, prima di Natale mi metto in cucina e produco in modo pressocchè industriale i dolci tipici calabresi (chjnuille, bucconotti, scalille, ciccioli) che per tradizione di quella terra vengono poi distribuiti ai vicini di casa, ai parenti e agli amici come augurio di buone feste. Calabrese? No, non sono calabrese, sono veneta, ma avendone sposato uno e vivendo lontani dalla sua terra ho cercato di mantenere vive le sue tradizioni, che per altro piacciono anche a me.
Allora vivevamo a Faenza, in viale Baccarini - il viale della stazione- in una casa molto grande di tre piani. Noi stavamo al piano rialzato e sopra di noi vivevano altre due famiglie. La famiglia che stava proprio al piano sopra il nostro, ogni tanto ci faceva arrabbiare per via dei tacchi delle figlie portati anche oltre la  mezzanotte con passo pesante o dei pattini a rotelle o il pallone che ci rombavano sulla testa quando arrivavano i nipotini. Malgrado ciò cercavo di mantenere dei buoni rapporti di vicinato e così anche per loro avevo predisposto un bel vassoio pieno di dolci fatti da me.
Tutti i vassoi erano in bella vista sparsi in sala sul tavolo e sul pianoforte (circa una quindicina) pronti per essere confezionati con il cellofan e i classici nastrini rossi. Chiaramente a  Miw, la nostra gatta, era proibito entrare in sala anche perché lì dentro avevo tutte le mie belle piante che sembravano una piccola giungla verde dove lei appena poteva ci si infilava dentro con i risultati che ben potete immaginare.
Dicevamo, avevo portato in sala gli ultimi due vassoi e per non scordarmi nessuno avevo scritto dei bigliettini col nome dei destinatari su ogni vassoio. Chiudo la porta della sala, spengo le luci e me ne vado a dormire.
L'indomani mattina vado in cucina per farmi il caffè e mi guardo intorno......ma dov'è Miw? strano che non sia ancora venuta a strusciarsi addosso per darmi il buon giorno e reclamare la colazione. La chiamo, la richiamo, comincio a cercarla in tutta casa, guardo sotto i letti, scendo perfino in garage, ma niente....poi.....un'illuminazione! Apro la porta della sala ed eccola lì, acciambellata sul divano di pelle che mi guarda con una cert'aria offesa, come a dire....beh? perchè mi hai chiusa qui dentro tutta la notte? Mi guardo intorno e pare che tutto sia in ordine.....tutto? beh proprio tutto no! c'è un vassoio, uno solo, dove lo zucchero al velo sui dolci è misteriosamente sparito! Indovinate a chi dovevo dare quel vassoio? proprio ai vicini del piano di sopra! Beh, e adesso? Adesso niente.....nuova spolverata di zucchero al velo e basta. Come disse mia figlia....loro ci rompono i timpani coi tacchi e i pattini a rotelle e noi gli facciamo gli auguri personali di Miw!

domenica 1 aprile 2012

I TRASLOCHI

Se c'è una cosa che nella mia vita non è proprio mancata ebbene quella cosa sono i traslochi. Ho perso il conto di quanti ne ho fatti da una parte all'altra d'Italia, o nella stessa città, ma quello che ricorderò sempre con un senso di angoscia è quello che da Vimodrone (MI) mi ha portato a Codroipo (UD). Tanto per cominciare ero incinta di Chiara e Francesco aveva 4 anni. Mio marito già da sei mesi lavorava là e faceva avanti e indietro dall'Azienda vinicola dove era il direttore vendite e casa a Vimodrone. Allora io ancora lavoravo all'Agip Mineraria e mi dovevo arrangiare a fare praticamente tutto da sola. Mi sono impacchettata casa, mentre mio marito aspettava che l'occupante della villetta (l'altro dirigente dell'Azienda) facesse a sua volta il trasloco nella casa che si era costruito. Tutto era stato programmato: lui avrebbe lasciato la casa libera ai primi di maggio, per darci la possibilità di far ripulire e tinteggiare la casa prima del mio arrivo con pancia, figlio e mobili al seguito a metà di giugno. Io intanto facevo pacchi su pacchi. Arriva la fatidica data: il traslocatore arriva, prende in consegna le chiavi e carica tutto sul camion, io intanto con il figlio in una mano e l'argenteria chiusa in una pesantissima borsa nell'altra, vado a prendermi il treno per Latisana dove mio marito ci verrà a prendere in stazione. Arriviamo a Latisana e ad attendermi trovo un marito incavolato perché la casa è stata svuotata solo il giorno prima e così gli imbianchini avevano potuto cominciare i lavori solo quella mattina. Andiamo in albergo e scopriamo che il ristorante dello stesso è chiuso per ferie del cuoco. Ci arrangiamo. L'indomani arrivano i traslocatori e naturalmente l'unica stanza finita, ma ancora fresca di pittura è la camera da letto: pazienza, almeno quella la facciamo rimontare.........che illusione! Gli armadi non ci stanno in altezza, perché chi doveva prendere le misure pavimento/soffitto l'ha fatto solo da un lato della stanza e non si è accorto che la stessa era più bassa nell'altro angolo. Facciamo scaricare tutti i mobili e gli scatoloni nel garage, che meno male è grande, molto grande. Ma come si può fare? Imbianchini in casa, mobili in garage, albergo senza cucina e......figlio con 40° di febbre.....già ci mancava anche quella. Prendiamo una decisione pazza: andiamo a casa, un collaboratore ci presta un fornello da campeggio che piazzo nel bagno (tra i calcinacci) metto il figlio nel lettone e prego che non succeda altro. Chiamo il mobiliere che ci doveva montare la cucina e la cameretta per il bimbo e gli faccio portare via i miei armadi da accorciare di ben 7 cm. Preparo un brodo di pollo per il bimbo con la febbre e noi adulti ci nutriamo di panini, che per una al sesto mese di gravidanza non è il massimo. Come Dio volle, gli imbianchini finirono, la cameretta nuova del pargolo venne montata e la domenica mattina due angeli di 1.90 ( i ragazzi friulani sono tutti dei marcantoni) ci vengono a montare la cucina dicendomi: Signora mica potevamo permettere che nelle sue condizioni potesse mangiare sempre panini: le giuriamo che per mezzogiorno lei si potrà fare una bella pastasciutta e una bistecca! E così è stato.

giovedì 22 marzo 2012

22 marzo 1976

Ecco oggi sono 36 anni di matrimonio......una vita, anzi una sfida! Quel giorno è iniziato prestissimo il rituale della preparazione. Eravamo arrivati tutti, futuri sposi, genitori parenti stretti e pochissimi ma buoni amici il giorno prima ad Assisi - dove ci saremmo sposati - da Milano, da Verona, da Cosenza, da Napoli. Perché mai vi chiederete sposarsi proprio ad Assisi? Beh! è stata una decisione "diplomatico/opportunista": io residente a Milano ma nata a Verona, Gegè (il futuro sposo) vivente a Milano ma calabrese abbiamo deciso che volendo pochissimi intimi al nostro matrimonio e non volendo favorire nessuno avremmo tagliato la strada a metà e la metà cascava ad Assisi. Eravamo in totale in 25, frate officiante compreso, Padre Vittorino, Carmelitano scalzo che mi sono portata da Milano (non che mancassero i frati ad Assisi, ma padre Vittorino era un amico). Dicevo  che era iniziato molto presto il rituale: sveglia alle 6, bagno, parrucchiera arrivata in albergo, vestizione trucco....ecco alle 10 tutto era pronto. La giornata era piuttosto freddina e con poco sole, per cui io nel mio bell'abito di crepe di seta (disegnato e ideato da me e cucito dalla sartina vicino a casa) barbellavo dal freddo. Arriva la macchina che dall'albergo -l'Hotel Umbra- porterà me e mio padre all'Eremo delle Carceri dove verrà officiato il matrimonio. Mio padre era talmente emozionato che sul sentiero che dalla piazzetta arrivava alla chiesetta mi fece fare le corse ad ostacoli sui ciottoli lisci che lastricavano il sentiero, facendomi rischiare ad ogni passo un volo a gambe levate. Finalmente entriamo in Chiesa. Una Chiesa piccolissima che a  malapena ci conteneva tutti, molto intima, con delle belle poltrone o meglio dire "troni" foderati di seta rossa pronti ad accogliere me e Gegè. AH! quelle poltrone.....sono state un incubo per tutta la cerimonia! Perché? ma perché erano alti per le mie gambe corte e con un bel cuscino di seta cilindrico che non offriva per niente attrito al mio vestito di seta e così continuavo a scivolare verso il pavimento costringendo il mio futuro marito ad accalappiarmi al volo e tirarmi su ogni due per tre. Ma la scena più bella è stata quando ci siamo scambiati le promesse di matrimonio: Gegè (evidentemente emozionato) per ben tre volte si è........sposato da solo!!!!!! Eh sì! continuava a dire io Eugenio prendo te Eugenio come mia legittima sposa....insomma alla terza volta Padre Vittorino si è messo a ridere e gli ha detto.......se non andrà bene potrai sempre in futuro dire che il matrimonio non è valido!

giovedì 1 marzo 2012

I nostri pelosi

 
Mi sembra doveroso e giusto spendere due parole sugli amici a quattro zampe che hanno vissuto nella mia famiglia o che tuttora stanno con noi. Più che amici direi famigliari perché hanno fatto parte integrante della famiglia. Il primi due pelosetti che entrarono a far parte della nostra famiglia furono due gattini (maschio e femmina) che arrivarono alla fine del 1981 quando ci eravamo appena trasferiti a Codroipo - Friuli. Erano due micini , fratello e sorella l'uno grigio l'altra bianca che chiamammo Romeo e Duchessa. La nostra casa era una villetta immersa in 
 un grande giardino che purtroppo confinava su una strada molto trafficata. Fu così che i due che erano molto vivaci non accontentandosi di tutto quello spazio recintato e sicuro, si avventuravano sulla strada e purtroppo prima l'una e poi l'altro furono investiti dalle macchine. Ci rimasi così male che dissi a mio marito che non volevo più altri animali, se poi dovevo tenerli segregati in casa. E invece..........invece pochi mesi dopo a febbraio del 1982 arrivò un cucciolotto di pastore tedesco che aveva tanto di pedigree e che per l'anagrafe canina si chiamava Cuno. A noi quel nome non piaceva proprio e così lo ribattezzammo....HELP!!! Era nato il 22 ottobre dell'81 giusto venti giorni dopo la nascita di mia figlia Chiara, in un allevamento napoletano. Mio marito che era andato laggiù per lavoro senza dire niente me lo portò a casa......una pallottola di pelo tremante, tutto imbrattato di pipì, per il lungo viaggio fatto in macchina. Appena lo presi in braccio per toglierlo dalla macchina mi guardò con quei suoi occhioni e fu amore a prima vista. E' stato un periodo intenso per me, una bimba di tre mesi e un cucciolo di tre mesi da seguire, da portare dal pediatra e dal veterinario, da vaccinare, da tirar su con i vari integratori vitaminici per l'una e per l'altro. C'erano dei giorni che ero talmente stanca e addormentata (Chiara non mi ha fatto dormire una notte intera per 5 anni) che davanti alle due pile di medicinali pediatrici (uno della figlia e uno del cane) rimanevo imbambolata non sapendo più quale dare alla figlia e quale al cane. C'è stato un giorno che ero arrivata al punto che volevo portare la figlia dal veterinario e il cane dal pediatra. Insomma come Dio volle, crebbero tutti e due e devo dire che Help cominciò subito nei suoi doveri di protettore e guardia del corpo di Chiara, che lui vedeva più piccola e indifesa come quel giorno che era venuto a trovarci un amico e collaboratore di lavoro di mio marito.

 Immaginate la scena: io ero in cucina e stavo preparando la cena, Chiara era sul suo seggiolino poggiato per terra in soggiorno. Chiara comincia a frignare perché ha fame e il nostro amico, padre di due figli, quindi con esperienza, mi fa "Sisi, te la prendo su la Chiaretta così magari si calma?" "certo" rispondo io, e mi affretto a preparare la cena. A un certo punto sento Help (cucciolo di 4 mesi) che ringhia....mi affretto ad andare a vedere e vedo.......sto microbo di cane che ringhia al mio amico che voleva prendere in braccio Chiara! E con che piglio gli fa vedere i denti! Quella bimba era sua....mica poteva permettersi di toccarla! Si è calmato solo quando io ho tirato su mia figlia e mi ha visto dargliela in braccio, allora ha capito che il nostro ospite era autorizzato! Con Francesco il rapporto era diverso....si sentiva suo coetaneo per cui mio figlio era il compagno di giochi con cui correre, farsi i dispetti.


Ci ha seguito dal Friuli in Calabria e durante il volo di trasferimento per lui ho fatto ritardare la partenza di un volo Alitalia di ben quaranta minuti dato che nel cambio di aereo Venezia-Roma Roma -Lamezia mi ero accorta che non avevano trasbordato i bagagli e il cane dal primo aereo al secondo. Ho messo a ferro e fuoco l'aeroporto finché non sono stata sicura che tutti i miei averi, compreso il cane, mi avevano seguito sul secondo aereo.Ci sarebbero mille altri episodi simpatici da raccontare su Help: era un cane molto intelligente, simpatico e ubbidiente. E' stato sempre in nostra compagnia, anche in campeggio, perché se non poteva entrare il cane, neppure noi entravamo in quel campeggio.
Il ricordo più triste è quello del giorno in cui ho dovuto farlo sopprimere, o per meglio dire dargli una dolce morte. Il tumore che aveva al cervello gli impediva di mangiare di bere e di muoversi. Mi guardava con quei suoi occhioni imploranti chiedendomi da far finire le sue sofferenze. Mi è costato tanto, per me è stato il terzo figlio e non potrò mai dimenticarlo, anche se ormai sono passati tantissimi anni da quel giorno.
Per molto tempo non ho più voluto saperne di animali....mi conosco mi affeziono troppo, ma tra dire e il fare come si dice c'è di mezzo il mare.
Dalla Calabria ci siamo trasferiti in Romagna e mia figlia ha cominciato a farmi il lavaggio del cervello perché voleva un micio. Fu così che nel gennaio del 1998 direttamente da un cassonetto (attraverso l' ENPA) è arrivata a casa sua signoria MIW, gatta tricolore che è diventata la regina di casa. Devo dire che come gatta è un po' fuori del normale, o come dicono gli altri.........obbedisce come un cane! Da cucciola giocavamo a nascondino nel senso che anche io mi nascondevo e lei veniva a trovarmi usando.....il fiuto! Ora è una vecchietta, avendo 14 anni e mezzo, ma la sua vita è stata a 5 stelle, non mancando neppure le ferie annuali in Sicilia con viaggio aereo incluso. E' rufiana e se qualcuno viene a trovarci lei si precipita a salutare con una strusciatina e poi invita l'ospite a seguirla per fargli vedere dove sono le sue ciotole, la sabbietta, il cibo......non si sa mai, quell'ospite potrebbe all'occorrenza anche diventare un suo cameriere, no?!?